martedì 29 gennaio 2008

I now walk … into the wild


E che questo mio “vagabondare” possa continuare, dolcemente.
Si è chiuso il sipario, ma questa pellicola continua a vivermi dentro.
Capitolo 1: LA NASCITA. Vi sono delle condizioni per prepararsi alla visione, presupposti che sottolineano il fatto che questo film non assomiglia a nessun altro. Uno di questi è imperativo: sentitevi soli. Entrate in sala e chiudete qualunque porta vi tenga in contatto con il mondo esterno. Dilatate i sensi per e verso il grandeschermo: ossia non ascoltate voci altrui, non annusate alcun profumo vi sieda accanto, non gustate i falsi sapori di pop corn o patatine, non guardate con i soli occhi ma con il cuore, non limitatevi a toccare superfici reali. Provate a fondervi con quel che Sean Penn ha la maestria di mostrare. Dimenticate il mondo ed entrerete a far parte di uno nuovo. Soltanto attraverso questa completezza, “ogni cosa avrà il suo nome”: proverete non solo a “guardare” gli splendidi paesaggi (quasi, così tanto spazio, intimidisce. L’estrema assenza di civiltà rende impotenti. Sensazione che inizialmente impaurisce, poi toglierà il fiato fino a desiderarlo tutto quanto) ma a “viverli”. Non provate vergogna quando le dita (come l’intero corpo) brameranno di toccare la reale consistenza della natura. Avete mai ascoltato il canto dell’acqua? Con quanta facilità trova le note giuste, a contatto con sé stessa o altre superfici. Io non ho mai creduto negli odori, addirittura qui mi pareva di scorgere, per ognuno, un’anima: la terra bagnata, il grano, l’erba calpestata, la neve fresca. Noi tutti amiamo l’odore che hanno le cose nuove, le pagine di un libro appena scartato, le scarpe appena acquistate… mai ci soffermiamo su quelli “consunti”. Ho provato anche ad immaginare il sapore della carne selvatica: sicuramente più “vero”. Sentirsi falsamente sazi di quel poco che la sola natura offre, ma riconoscersi appagati di averla guadagnata con le proprie mani. A costo di sporcarsi la pelle di sangue e fatica.
Capitolo 2: L’ADOLESCENZA. Entrare nella vita di Chris McCandless ( Emile Hirsch) non è semplice. Il suo personaggio non è immediato e spontaneo ma complesso e in continuo movimento. L’ordine non cronologico dei fatti diviene utile per comprendere (e giustificare) le sue scelte. Lo conosciamo già libero e solo lentamente viviamo il suo passato. Dopodichè, diveniamo anche noi abitanti del mondo. Persone di passaggio, sfiorate appena. Ci immedesimiamo in ognuno di quei viaggiatori distratti che Chris incontra lungo il suo percorso e che hanno la fortuna di arricchirsi con la sua integrità, la sua semplicità, la sua generosità, e in ultimo faticano a separarsi da questa sua ricchezza interiore. Ogniqualvolta assistiamo ad un “distacco”, sentiamo che a poco a poco anche una parte di noi se ne priva.
Chris (o per meglio dire “Alexander Supertramp”) diventa ciò che noi vorremmo essere. Essenza di naturalezza. Assenza di costrizioni. Vivere e viversi.
Capitolo 3: LA FAMIGLIA. Questo film rafforza il suo valore attraverso i rapporti umani. “Il dare per avere”, non si rispecchia in imposizioni. Ma nasce spontaneo. Chris incontra amici con il quale condivide tutto in un lasso di tempo troppo breve per noi uomini consueti. Noi necessitiamo di anni per persuaderci a “partecipare” in maniera assoluta. Per lui il potersi esprimere, rappresentando i proprio sogni, le paure, le volontà, significa amare il prossimo. Lui insegna agli altri il valore della libertà. Gli altri restituiscono a lui il senso della razionalità. Ma senza obblighi. In una rete di spontaneità che commuove. Il “nonno adottivo” (Ron Franz - Hal Holbrook) con il quale condivide la vigilia della partenza mi ha concesso le lacrime. Mi ha strizzato il cuore fino a renderlo stanco. Debole di fronte a tanta delicatezza, in ginocchio davanti ai rancori. Entrambi diventano proprietari di qualcosa in più dopo quell’incontro: Chris riconosce il significato della Fede (che può presentarsi sotto forme diverse. Il cielo, per esempio), Ron ritrova la voglia di aprire le braccia verso nuovi orizzonti, senza paura. Meraviglioso.
Quello della famiglia vera, è un concetto assai delicato per il protagonista: coloro che dovrebbero rappresentare i punti cardine dello snodarsi della vita sono invece ombra di malinconie. Motivo di fuga dal mondo “costruito”, alla ricerca di spazi sconfinati dove lasciare al vento le sofferenze e soffocare tutto quel che è “materiale”. William Hurt e Marcia Gay Harden (rispettivamente il padre e la madre di Chris) raccontano (con molti sguardi e poche parole) l’evolversi della disperazione per un figlio che cresce lontano e senza renderli partecipi. Chris dà l’impressione di scappare da loro, quando invece impariamo a comprendere che sono loro ad aver lasciato che questo accadesse.
Carine (Jena Malone) , la sorella di Chris, dà voce alla storia. Dona parole, alle nostre emozioni di spettatori.
Capitolo 4: LA CONQUISTA DELLA SAGGEZZA.La discesa attraverso le rapide. Danzare insieme ad una mandria di cavalli. Decidere di non sparare, quando la fame attanaglia lo stomaco, nello scoprire che il bersaglio prescelto è in compagnia del suo piccolo. Commuoversi di fronte ad una moltitudine di bestie al pascolo. Aprire le braccia verso una curva di cielo che senti di possedere. Sognare la libertà, combattere per averla, raggiungerla e lasciarsi ingannare da essa. Questo film è forte di immagini indelebili. E di una colonna sonora maestosa (grazie anche alla voce calda di Eddie Vedder- cantante dei Pearl Jam - e ai suoni armoniosi della sua chitarra. Splendido).
“Chris-Alexander” amava lasciare traccia di sé. Scriveva dappertutto e con qualunque cosa. Attraverso questo bisogno ci ha reso possibile conoscere la sua incredibile avventura. L’Alaska diventa mèta dei nostri sogni. Anche noi vorremmo vivere di libertà. Ma il mondo non lo ammette. Non possiamo abbandonare la nave e viaggiare soli. Non possiamo permetterci di fare come lui. Siamo uomini e gli uomini sono nati per “spartire”.
Il rischio che si corre assistendo a questo film è quello, una volta ritrovata la normale quotidianità, di trovare tutto superfluo e mai abbastanza. Ma amo rischiare.

Questo film ci fa sentire nostra una vita che tanto cerchiamo di migliorare, ma che troppo spesso dimentichiamo di possedere.
Ho provato a giocare e suddividere la mia recensione, in capitoli. Gli stessi che scandiscono il perdurare del film.
Concludo ammettendo che è proprio vero: è necessario chiamare ogni cosa con il suo nome. Capolavoro, per l’appunto.
Grazie, infine, al mio “compagno di poltrona” che ha reso possibile ai miei occhi queste emozioni. Grazie per gli ottanta chilometri (centosessanta se consideriamo il ritorno - poteva decidere di lasciarmi ai campi incontaminati della Provincia) che abbiamo lasciato alle spalle. Ne valeva la pena.
Trama
Dopo aver conseguito la laurea, Chris McCandless (Emile Hirsch) decide di abbandonare quella vita che non sente sua per partire alla volta del mondo. Viaggio che toccherà territori come il South Dakota, e poi giù verso il fiume Colorado, sino in California. Avventura che porterà il giovane nelle terre sconfinate del grande nord. Proprio in Alaska, scoprirà la verità per cui è necessario vivere.

Citazioni
- “Non conta essere forti, ma sentirsi tali”
- "I soldi rendono sospettosi”
- "L'essenza dello spirito dell'uomo sta nelle nuove esperienze"
- "Se sopravvivi chiamami, il mio numero è dentro gli stivali"
- "Sono un viaggiatore estremo, un esteta"
- "E' inevitabile che sentirsi liberi renda euforici, ha a che fare con l'idea di fuga"
- "Non puoi vivere solo di foglie e bacche" - "Non so se voglio vivere di altro"
- "Il fatto è che qui sul fronte hippy non sono tutte rose e fiori"
- "Non sono Superman, sono Supertramp e tu sei una supermela"
- "Soldi, potere, sono illusioni. Quello che conta qui siamo io e te"
- "Non capisco perchè ogni ca..o di persona è così cattiva con gli altri. E' assurdo. Parlo dei genitori, dei politici. Gli ipocriti, insomma"
- "La fragilità del cristallo non è una debolezza, ma una raffinatezza"
- "Quest'anno niente feste, cancello il Natale" - "Chi ti credi di essere, il Padreterno?" - "Sì, sono il Padreterno!"
- "Quella ragazza si farebbe il paletto della recinzione e tu sei qui a fare gli addominali dell'asceta"
- "Se vuoi una cosa dalla vita, datti da fare e prendila"
- "Credo che la carriera sia un'invenzione del ventesimo secolo"
- "Quando si perdona si ama, e quando si ama si è illuminati dalla luce di Dio"
- "Ti porterei in Alaska, se non avessi la Messa alle otto"
- "Dopo 2 anni di vagabondaggio, arriva l’apogeo della battaglia per sconfiggere il corrotto sé interiore e terminare la rivoluzione spirituale"
- "La felicità è reale solo quando è condivisa"

Carta d'identità
Titolo originale: Into the Wild
Titolo italiano: Into the Wild
Data di uscita (in Italia): Roma 2007 - 25 Gennaio 2008
Genere: Avventura, Drammatico
Durata: 148'
Regia: Sean Penn
Cast: Emile Hirsch, Vince Vaughn, Kristen Stewart, William Hurt, Marcia Gay Harden
Da vedere: perchè raggiunge la perfezione. Unico.

... E in quell'ultimo espiro... c'è tutta la commozione possibile...

domenica 27 gennaio 2008

Duellanti per ricchezza e giustizia


Come un pugno nello stomaco. Dapprima ti stordisce, fatichi a realizzare cosa effettivamente ti ha percosso, dopodichè ti lascia senza fiato. Solo quando prendi coscienza del colpo senti davvero male.
American Gangster” è un film di spietato dolore, rovescia l’anima e svuota le coscienze. Ti trovi a provare ribrezzo, tanto da sentire il bisogno di non guardare, quando ti spiattellano in faccia la realtà dei fatti, quando in un treno di immagini confuse ti mostrano braccio e siringa, bimbi in lacrime davanti al corpo esanime di un padre che ha deciso di fare della droga la propria ragione di vita, quando la dipendenza cancella ogni consapevolezza e la trasgressione diventa consuetudine. Per di più, sono fotogrammi in bianco e nero e sporadici. Come se l’assenza di colori restituisse un po’ di dignità, a qualcosa che di per sé non ne ha bisogno.
Una pellicola all’apparenza individualista: sembra fare a pugni con il tempo, cercando di dare lo stesso spazio e pari importanza a due interpreti eccezionali in un solo sguardo. In realtà, si addentra in percorsi sinuosi di vita vera e vissuta.
L’uno, Denzel Washington, si arricchisce con le vite altrui. L’altro, Russell Crowe, prova ad essere onesto con il mondo in quanto non capace di farlo con sé stesso. In comune hanno quel senso di solitudine che solo il circondarsi di “tanta falsità” può colmare. Entrambi, hanno sul volto i segni del tempo. Washington interpreta un malavitoso dell’America anni ’70. Dai suoi occhi, però, traspare sempre fragilità e profondità. Un uomo di straordinaria eleganza, capace di freddare chi si prende gioco di lui, su un marciapiede di New York in pieno giorno. Quello sparo fa sussultare sulla sedia. E’ l’emblema del potere. Crowe, è invece un poliziotto disordinato e incauto, che fa dell’onestà la sua arma principale. Appesantito, probabilmente per una vita di eccessi, Crowe fa quasi tenerezza. Pare sempre goffo e inaffidabile. Rappresenta la faccia pulita del mondo sporco.
Questo film ricorda un cane che si morde la coda. Compie giri su sé stesso, ma si ritrova al punto di partenza. Spulcia in ogni angolo, per poi scoprire che il male è nascosto in un luogo sicuro. La corruzione è la base di ogni reato.
Non solo si affida a due attori eccelsi, ma acquista carattere anche attraverso altri stratagemmi: uno di questi è certamente la colonna sonora. Suoni misti, dall’R&B, al Soul, passando per il più puro Hip Hop al mai stanco Blues. Sonorità che allettano lo spettatore, degne di accompagnare scene forti e renderle tangibili. Anche la sceneggiatura lascia un’impronta indelebile, non a caso è scritta da Steve Zaillian, lo stesso di “Schindler’s List”.
A tratti vengono proposte immagini di repertorio della guerra del Vietnam. Scelta, a mio avviso, riuscita: ricorda allo spettatore che tutto quel che viene raccontato ha una datazione storica. Motivo in più di attenzione e riflessione. Il film, infatti, altro non è che la ricostruzione della vita di Frank Lucas, boss della mafia in quegli anni, che riuscì ad importare clandestinamente droga per mezzo delle bare dei soldati caduti in guerra.
Un uomo ricco e potente, contro un poliziotto fragile ma volitivo. Un duello di straordinaria intensità, che a suo modo mantiene una certa lealtà.
Trama
America anni settanta. Frank Lucas (Denzel Washington) si fa capo della criminalità organizzata americana, costruendo il suo impero sul traffico clandestino della droga. Si servirà, infatti, delle bare dei soldati caduti in guerra per importare dal Vietnam droga purissima, rivendendola poi sul mercato a metà prezzo. Proprio quando i suoi affari toccano guadagni astronomici, “inciampa” su Richie Roberts (Russell Crowe), un poliziotto apparentemente impacciato ma in realtà spietato e alla ricerca di onestà.
La caccia si è appena aperta. Senza esclusioni di colpi.

Citazioni
- Frank Lucas (Denzel Washington) "È da quando avevo sei anni che non vedo qualcosa di normale"
- Lucas "Il più chiassoso della stanza è il più debole nella stanza"
- "Lasciare quando ancora si vince non è la stessa cosa che lasciare"
- Richie Roberts (Russell Crowe) "La più grande paura della gente non è morire, è parlare in pubblico"
- Lucas "Le cose sono due a questo mondo: o sei qualcuno o non sei nessuno"
- Lucas "Mai mettersi qualcosa di troppo vistoso se non vuoi farti beccare"
- Lucas "Pagare i poliziotti non è un problema, lo faccio da quando avevo dieci anni. Ho mandato più figli loro al college delle borse di studio nazionali"
- Lucas "Non ci posso fare nulla se domani ti trovi con la testa spappolata" - Roberts "Mi stai minacciando? Frank, fa la fila. Fa il giro del palazzo"
- "Le piante di oppio resistono ad ogni guerra"

Carta d'identità
Titolo originale: American Gangster
Titolo italiano: American Gangster
Data di uscita (in Italia): 18 Gennaio 2008
Genere: Drammatico, Crimine
Durata: 157'
Regia: Ridley Scott
Cast: Denzel Washington, Russell Crowe, Josh Brolin, Cuba Gooding Jr., Chiwetel Ejiofor, Carla Gugino, John Hawkes, Edwin Freeman, Jason Furlani
Da vedere: imperdibile - anche solo per vivere il susseguirsi di emozioni che si provano nella seconda parte del film. Oltre ai due protagonisti straordinari, naturalmente. Tumultuoso.

domenica 20 gennaio 2008

"This Years Love" - David Gray

Avrei preferito una versione "pulita" - senza sottotitoli stile Karaoke - (quella del Dvd "Live in Dublin") ma non ne ho trovate.
In realtà esiste un altro arrangiamento live, ma è questo che voglio trasmettervi.
Gray instaura un legame intimo con pianoforte e melodia, prima, e con il proprio pubblico, poi.
Elementi che si fondono con una forza naturale, in un crescendo di sensazioni uniche.
Questa canzone, mi dà i brividi.
David Gray è l'artista che amo di più in assoluto (musicalmente): il tremolo della sua voce, calda e profonda, mi scalda il cuore come se lo ascoltassi sempre per la prima volta. Ha un timbro molto particolare, ammetto che non è di facile ascolto. Ma io l'ho amato subito.
Ed è così forte il desiderio di ascoltarmelo dal vivo che lo sento esplodere dentro.
Per questo sono qui...

"So who's to worry
If our hearts get torn
When that hurt gets thrown
don't you know this life goes on?"

Anche io voglio cantare "This year's love had better last, WOAH WOAH WOAH WAHHHHA YEAH" ;)
Perchè non in Italia quest'anno???!!!

venerdì 18 gennaio 2008

Solo contro tutti


Il silenzio che sovrasta New York. Spazio nello spazio.
Strade vuote. Semafori spenti. Grattacieli disabitati. Apocalisse.
Un cielo plumbeo, una vegetazione che si fa spazio in angoli urbani dove non è ammessa. L’assenza di vita che scorre, di rumori a imbastire la quotidianità, di civiltà a colmare gli ambienti.
E un uomo solo. Un sopravvissuto che, tutti i giorni a mezzogiorno, quando il sole è più alto in cielo, è al molo in cerca di altri uomini.
I primi sessanta minuti (circa) di “Io sono Leggenda”, sono indescrivibili. Ti schiacciano alla poltrona come se, allargare le distanze fra te e lo schermo, servisse “a restarne fuori” o a farti credere che paure ed angosce non riusciranno mai a trovarti nel buio della sala. Invece ti invadono tutto il corpo e piano, piano entri a far parte di tutto questo. Diventa normale avere paura del silenzio, trasalire all’improvviso frastuono, desiderare un posto sicuro.
I primi piani, su un volto scavato e leggermente invecchiato, di un sublime Will Smith sono emblematici. Nel primo tempo, la pellicola raggiunge livelli altissimi.
Poiché è capace di scalfire l’animo umano, in sensazioni via via più tangibili, attraverso i timori più grandi dell’uomo: la solitudine, l’autodistruzione e gli eventi inspiegabili (e incontrollabili).
Una prima parte che gioca molto anche sul rapporto di Neville (Will Smith) con il pastore tedesco Sam (Samantha), amicizia che mantiene a galla quell’umanità che sentiamo progressivamente flebile. Ci intenerisce e strumentalizza la nostra sensibilità, fino a commuoverci.
Insomma, un primo tempo che annebbia i sensi. Si è così complici che, quando appare “intervallo” sul grandeschermo e la sala riacquista la sua luce naturale, ci si guarda attorno aspettandosi di vedere i propri vicini scialbi e muniti di canini appuntiti.
Poco prima della pausa, però, si percepisce un lieve tracollo confermato poi da un secondo tempo estremamente breve (racconto un aneddoto piuttosto divertente: appena apparsi i titoli di coda, una voce da dietro alla mia poltrona ha esclamato: “Ma come! Io ho comprato sei pacchetti di “M&M’s” e non ho fatto in tempo nemmeno a finire il secondo!!!”), più dinamico ma decisamente meno convincente. Effettivamente, non potevamo pensare di stare in quel limbo sino alla fine, il film prima o poi avrebbe avuto bisogno di una svolta ma la sterzata è risultata troppo brusca e banale. Finale da dimenticare, insomma.
Raccontare di un uomo solo, in una città così grande, alla disperata ricerca di una verità (anche solo mezza), poteva risultare azzardato e cadere immediatamente nel soporifero invece - facendo perno soprattutto sulla maestosa bravura di un maturo Will Smith – ha retto per una buona ora.
E se poi “creature” e conclusione non ci sono affatto piaciuti, ci si può rifugiare nelle pagine dell’omonimo libro (di Richard Matheson) da cui è tratto questo film e lasciare libero sfogo alla fantasia anche se, da parte mia, Robert Neville avrà pur sempre pelle scura e orecchie a sventola.

Trama
New York, 2012. Un virus ha raso al suolo la città di New York, e trasformato i superstiti in vampiri mutanti. L’unico immune a questo batterio è Robert Neville (Will Smith), un colonnello dell’esercito alla ricerca di un siero che possa debellare il “male”. Neville, insieme al fedele cane Samantha, affrontano il mondo (oramai deserto) durante le ore di luce, quando le affamate creature mostruose non possono attaccarli. La razza umana è in pericolo estinzione, e solo un uomo è in grado di salvarla.

Citazioni
- "Mi chiamo Robert Neville. Sono un sopravvissuto e vivo a New York. Sto trasmettendo su tutte le frequenze in onde medie. Sarò tutti i giorni a mezzogiorno sul molo, quando il sole è più alto in cielo. Se siete là fuori. Se c'è qualcuno là fuori. Vi prego, non siete soli"
- Robert Neville (Will Smith) “Non è stato Dio a fare tutto questo, ma noi”
- “Il mondo è più silenzioso, adesso dobbiamo soltanto ascoltare di più”
- “Le persone che cercano di far diventare peggiore questo mondo non si concedono mai un giorno libero”

Carta d'identità
Titolo originale: I Am legend
Titolo italiano: Io sono leggenda
Data di uscita (in Italia): 11 Gennaio 2008
Genere: Drammatico
Durata: 100'
Regia: Francis Lawrence
Cast: Will Smith, Gabrielle Union, Justin Morck, Alice Braga, Salli Richardson
Da vedere: non per chi si attende un horror o un action movie. La drammaticità con cui vengono raccontati gli eventi- grazie anche alle qualità di un grande interprete – rendono la pellicola meno scontata (almeno per la prima ora). Trascinante.

martedì 15 gennaio 2008

Bianco e nero… meglio se grigio


Questo film ha aperto in me mille “finestre”. Ed è lì che mi devo affacciare.
Per me – ma come mi auguro sia per tutti gli spettatori – è stato come guardare attraverso un prisma, ovvero non esiste una sola fine, un unico significato morale, non vi sono né vincitori né vinti.
Ogni protagonista resta pedina solitaria di un gioco senza fine. Sopra quella scacchiera che noi chiamiamo vita, ciò che conta è continuare a restare in partita. Ogni mossa compiuta corrisponde ad una scelta, quella di difendersi o di attaccare. Ma chi pronuncerà “scacco matto” avrà solo l’illusione di avere in mano la vittoria. Una via di fuga esiste sempre. O quasi.
Questa pellicola, è un inganno dei sensi: ti convince che la soluzione migliore è quella di fugare ogni dubbio e paura, ma mentre ti volti per intraprendere di nuovo il cammino, ti pugnala alle spalle. Ti pone davanti la realtà semplice dell’esistenza, vale a dire: la felicità si costruisce a fatica e con miliardi di apprensioni, ma basta poco per spazzare il castello costruito e quando c’è da abbattere, ogni perplessità svanisce. Soprattutto nel caso di impossibilità di scelta. Quando gli altri schiacciano i tuoi sogni, soffiano sulle mura fragili delle tue speranze, appallottolano la tua felicità come carta straccia.
Per questo, “Bianco e Nero” mi ha coinvolto completamente. Mi ha spalancato gli occhi, su una realtà che non osavo guardare. Non ero su quella poltrona rossa. Non ero davanti al grandeschermo. Ero al suo interno. Negli occhi tristi di Elena (Ambra Angiolini- a proposito, fantastica interprete), nelle sue insicurezze, nella sua gracilità. Mi sono arrabbiata di fronte alla sua arrendevolezza nei confronti di un marito all’apparenza amorevole, rattristata davanti alla sua intima sofferenza, illusa dai buoni propositi.
Di questo film restano i dialoghi, a volte taglienti, altre “irriverenti”, i momenti ilari, i litigi (quello fra Elena e Carlo (Fabio Volo- sinonimo di naturalezza. La scena in cui lui e Nadine (Aïssa Maïga) si immergono nella Fontana di Trevi è emblema di spontaneità. Bellissimo), nonostante rappresenti un momento delicato, mantiene uno spirito di sottile ironia, che lo spettatore deve cogliere ed apprezzare) e la fusione dei due colori (il bianco ed il nero, per l’appunto), che non è solo unificazione di corpi, ma molto di più. Dissolvimento dei contorni, combinazione di contrasti, attrazione verso gli opposti.
Inoltre, sfiora appena (senza mai spingere sino in fondo, cosicché diventa “impegnativo” solo per chi lo desidera) argomentazioni come il razzismo o la povertà. Il risultato è inconfutabile.
Senza presunzione, arriva dritto al cuore.
Potrei elencare mille e ancora mille ragioni per convincervi a non perderlo. Ma solo l’emozione che ancora ho sulla pelle, è in grado di spiegarlo veramente.
Trama
Elena (Ambra Angiolini) e Bertrand (Eriq Ebouaney) sono due mediatori culturali, in favore dell’integrità razziale. Così coinvolta nel proprio lavoro, Elena, spinge Carlo (Fabio Volo) a partecipare ad una conferenza sull’Africa. Proprio durante questa riunione, Carlo conosce la bella Nadine (Aïssa Maïga), moglie di Bertrand. Da questo incontro, tra i due, nasce un’intesa particolare che sfocerà in una storia di passione abbattendo ogni tipo di giudizio e pregiudizio. Ma che porterà a fatali conseguenze per le due famiglie.

Citazioni
- Nadine (Aïssa Maïga)"Io sono nera, giusto?" - Carlo (Fabio Volo) "Abbastanza"
- Elena (Ambra Angiolini) a due sposi interessati alla beneficenza "Si devolveranno soldi in favore dell'Africa, attraverso la lista nozze" - novelli sposi "Oh, sì sarebbe bello avere una lampada in stile africano" - Elena "No no, nel senso che non si dovrà acquistare nulla, ma i soldi risparmiati saranno devoluti ad un'associazione africana" - novelli sposi "Eh, però... la lavatrice ci serve..."
- Madre di Elena, nel vedere Nadine "E questa gonna così particolare, dove l'ha presa?" - Nadine "Armani" - Madre di Elena "AH"
- Alfonso (Franco Branciaroli) "Ah, bello il deserto! Ce l'avete ad un tiro di schioppo. Ci vai spesso?" - Nadine "Tutti i Week-End"
- Elena a Carlo "Prima che arrivassi io tu non sapevi nemmeno dove fosse l'Africa!"
- Carlo ad Elena "Nella vita non è sempre tutto bianco o ner... volevo dire che ci sono le sfumature!"
- "La diversità attira, ma alla lunga non funziona mai"
- "Odio chi c'ha detto che non poteva funzionare, ma è così. Che ci vuole, in fondo, a cancellare questa storia?!"
Già... che ci vuole?

Carta d'identità
Titolo italiano: Bianco e nero
Data di uscita (in Italia): 11 Gennaio 2008
Genere: Drammatico
Durata: 100'
Regia: Cristina Comencini
Cast: Fabio Volo, Ambra Angiolini, Aïssa Maïga, Eriq Ebouaney, Anna Bonaiuto, Franco Branciaroli, Katia Ricciarelli, Maria Teresa Saponangelo
Da vedere: abbattiamo ogni tipo di pregiudizio, sui film italiani e sulle culture differenti. Quando esiste il rispetto, nasce spontanea la necessità di conoscere. Vero.

lunedì 14 gennaio 2008

Tentazione Irresistibile

Per un po' ho tentennato ma poi... eddai che lo sapevate che l'avrei postato!
Mediaset, in questi giorni, ci delizia il palato con questa nuova (ed interessante) coppia: Hugh Laurie (doppiato in italiano da Sergio Di Stefano - storica “voce” del "Dottor House") e Uma Thurman (nel suo fascino particolare). La pubblicità sponsorizza nuovi canali Mediaset Premium.
In realtà non sono amante della Tv, ma certe novità non mi sfuggono...
Nonostante i dialoghi abbiano un non so che di arcaico, la promotion sembra funzionare... con due volti così...

domenica 13 gennaio 2008

Thinking Blogger Award


Regole fondamentali
Solo chi riceve la nomination può partecipare all’ iniziativa e deve:
1)inserire il banner del thinking blogger award
2)linkare il post originario
3)stendere la lista dei propri cinque candidati

Non mi sentirò mai sinceramente pronta, poichè ad ogni nome scritto ne corrisponde uno omesso. "Sacrificare" qualcuno/qualcosa è pur sempre ostico. Soprattutto quando sono coinvolte le emozioni.
Ma è comunque giunto anche per me il tempo di "scegliere" e "rinunciare".

Non prima però di aver premesso un concetto fondamentale, seppur ribadito anche dai miei "colleghi" nei loro rispettivi (e rispettati) Blog. Da me avrete solo trasparenza, dunque nulla è scontato e/o futile.
Ovvero: per coloro che escludo - è semplicemente per problemi normativi e di spazio. Non per questioni personali o altro. Le vostre parole, critiche, emozioni mi arrivano al cuore sempre.
Per coloro che includo - "non vi montate la testa"! ;)
Per entrambi i casi: grazie, grazie davvero perchè ad "avventura" intrapresa non avrei mai immaginato di "incontrarvi" e "sentirvi" così vicini. Rinnovo il desiderio di avervi sempre al mio fianco, nella scrittura, nelle sensazioni e su quell'amata poltrona rossa.

[Rullo di tamburi]

Cinemavistodame (di Roberto Bernabò) : normale e corretto "eleggere" obiettivamente. Patetico, però, estromettere il valore "umano". Roberto dona musicalità a ciò che scrive e sente. Inoltre, il suo incoraggiamento a inizio "percorso" mi è prezioso tutt'oggi.

Delirio Cinefilo: si diventa grandi attraverso uno stile personale. Indiscutibilmente, Delirio, ha un'eleganza tutta sua. Il resto è "storia".

Nessuno è perfetto (di Mister Hamlin): mi ritengo fortunata a potervelo raccontare. Mister ha professionalità e convinzione. Averlo conosciuto al di fuori delle "mura Bloggeriane" è stata una fortuna ancor più grande (seppur sempre attraverso i cristalli liquidi). Punto fermo.

Cinedelia (di Filippo) : arriva dritto al cuore, nell'intimo più profondo. Immediatezza che funziona, considerato in quanti lo amano leggere!

Movie's Home (di Honeyboy): un'altra finestra sulle emozioni. Un altro veterano delle mie emozioni.

Infine, capisco che i cinque nomi sono stati fatti, ma desidero comunque chiamare in causa DENEIL, con il suo altruismo e la sua spontaneità, che sommati alla sua straordinaria "ricchezza professionale", fanno di lui un "collega" superlativo.
"Grazissime" a chi mi ha nominato e a chi no.

Spendo poche, ma intense, righe per coloro che mi sono vicini ogni giorno e che credono in me. Vorrei poter fare dei nomi, ma temo di violare la loro spontanea segretezza. Includo, quindi, tutti coloro che condividono gran parte della mia quotidianità ma anche chi ho incontrato di recente e che mi ha portato comunque una ventata di aria buona.

Nonostante tutto, grazie a voi.

sabato 12 gennaio 2008

... vi segnalo...


Alla voce "Daemons" sul sito http://www.goldencompassmovie.com trovate questo test-in perfetto stile "giornalini adolescenziali"-il cui risultato (sorprendente(!?!)) vi porterà a scoprire il vostro personale Diamon (Nota per gli "ignoranti"-ovvero coloro che "ignorano" la pellicola-(cito dal suddetto sito) "la parte spirituale dell'essere umano vive all'esterno del corpo sotto forma di "Daimon", uno spirito animale parlante che accompagna la persona per tutta la vita").
Ebbene per il resto dei miei giorni, per quel che mi riguarda, dovrò far affidamento su un tale "Pereus" (e già dal nome, un programma), un simpatico Procione rappresentato qui.
Le mie caratteristiche?!
Responsabile (di che???!!!) - sommessa (in questo periodo, particolarmente- e forse dovrei esserlo meno) - tranquilla (dipende dai punti di vista) - leader (indiscutibilmente) - intelligente (ah, soprattutto!).

E voi? Provateci! E fate sapere... (se il risultato ottenuto sarà "porcellino" è severamente vietato modificare le risposte-siate sinceri sinceri!)

giovedì 10 gennaio 2008

In un mondo parallelo


Mi dicono che ho un cuore grande.
Probabilmente è così.
Ma questa "grandezza" non va mal interpretata.
Molto spesso tendiamo ad intrecciare "i fili" che collegano noi alla nostra vita senza distinguere dove e quando sono realmente necessari. Dunque un film, una canzone, un dipinto divengono meno belli di quanto in realtà sono, o viceversa. Tutto perchè quello che noi chiamiamo cuore, non è mai capace di filtrare a sufficienza, con il risultato che diventiamo semplicemente specchio delle nostre emozioni.

Necessitavo di fantasia, di sogni e di colori. Un grandeschermo può darmi tutto questo, senza limiti o limitazioni. E "La Bussola D'Oro" è il film perfetto.
Tratto dalla trilogia di Philip Pullman (“Queste oscure materie”), la pellicola ha sucitato in me un immediato ineteresse - pur non essendo fautrice del genere fantasy. Di primo acchito (non lo si può nascondere) spiccano due nomi eccellenti: Daniel Craig e Nicole Kidman. Due interpreti che amo particolarmente e che, ancora una volta, hanno fatto la differenza.
In secondo luogo questa pellicola, facilmente ed inevitabilmente paragonabile ai vari maghetti a quattr'occhi ed eventuali Hobbit (di cui non mi sono mai interessata- dovere che nemmeno quest'anno figura nella mia lunga lista di "cose da fare"), ha in realtà qualcosa di più: una forza psicologica e profonda. Ma non immediata.
Al contrario: trascorre qualche minuto prima di capire perchè un'elegante tigre cammina accanto a Daniel Craig (il primo personaggio ad invadere il grandeschermo) senza che lui se ne curi minimamente. Altro tempo per compiere uno sforzo mnemonico non indifferente tale da rendere (un poco) sistematici termini come Ingoiatori, Gyziani, Samoiedi, Magistero (fra le altre cose, ora che scrivo, non sono poi così sicura di aver dato a tutto un significato). Esordio cervellotico, insomma, ma non disperate.
Una volta entrati in questo mondo parallelo, l'affanno iniziale verrà ripagato in modo naturale: paesaggi fantastici, orsi alcolizzati ma dal cuore eroico, streghe romantiche, compagni di viaggio dallo spirito combattivo, nemici ambigui.
Naturalmente, come ogni pellicola che vanta di un cast importante ed infinito come questo (dove i titoli di coda possono equiparare la durata del film in sé), spiccano alcuni personaggi più di altri: Nicole Kidman su tutti. Nella sua perfetta femminilità (mai celata), inconfondibile grazia e maliziosa ambiguità: di continuo ci si chiede se amarla significa spalleggiare i buoni o i cattivi.
E poi c'è Daniel Craig (che tanto ho amato in "Casino Royale"), dedito Professore, zio di Lyra (la vera protagonista) che si dissolve stile "stella cometa" a pochi minuti dall'inizio, per poi riapparire a metà film in una classica scena alla James Bond tra i ghiacci (spero, nel secondo capitolo, di "gustarmi" di più la sua presenza comunque sempre impeccabile).
Avventura resa ancor più piacevole dall'esordiente Dakota Blue Richards (Lyra): carismatica, dinamica ed ingenua al punto giusto.
Un "errore" che mi sento di segnalarvi è quello del "tutto subito", se Chris Weitz non ci avesse riempito seduta stante di nomi, personaggi, luoghi e alberi genealogici non avremmo rimpianto Penna&Block Notes (o forse una Bussola).
Film che, comunque, ha ancora molto da dire (non aspettatevi una "fine finita", dunque): la pellicola è scesa nell'arena, attendiamo il prossimo incontro-probabilmente meno intricato.
Nel frattempo. posso cercare il mio Daimon. Quale animale può rappresentare la mia anima?

Trama
Eviterò di perdermi in congetture dalle quali non riuscirei ad uscire. Trama breve e chiara. La semplicità è immediatezza ed io voglio solo proporvi un quadro generale.
Lyra (Dakota Blue Richards) è orfana e vive nel Jordan Colleg, sotto l'ala protettiva dello zio (Lord Asriel-Daniel Craig). Quando Marisa Coulter (Nicole Kidman) la chiama a sé come aiutante, il Preside della scuola le affida una Bussola D'Oro, che ha il potere di svelare ogni verità.
Questo prezioso oggetto la aiuterà a ritrovare il suo amico Roger (il dolcissimo Ben Walker), rapito dagli "Ingoiatori".
Proprio attraverso questo meraviglioso viaggio, la dodicenne Lyra, si troverà di fronte a personaggi fantastici: dagli orsi corazzati, alla strega Serafina Pekkala (Eva Green), agli amici "Gyziani".
Il coraggio e la forza di Lyra, la spingeranno oltre: dopo aver ritrovato Roger, infatti, partirà per una nuova missione, quella di salvare l'amato Zio Asriel.
Ma questa è un'altra storia. Dovremo aspettare.

Citazioni
- Daimon di Lyra "Lo sai che se ti becchi uno schiaffo mi faccio male anch'io?!"
- Lyra (Dakota Blue Richards) osserva la Bussola d'Oro "A cosa serve?" - Preside (Jack Shepherd) "Dice la verità"
- "Dove andiamo?" - "Dovunque è meglio di qui"
- Orso Lorek Byrnison a Lyra "Ti seguirò nella tua campagna fino a che io non sarò morto o tu non avrai vinto"
- Lyra "Dobbiamo mettere tutto apposto, che solo ci provino a fermerci"

Carta d'identità
Titolo originale: The Golden Compass
Titolo italiano: La bussola d'oro
Data di uscita (in Italia): 14 Dicembre 2007
Genere: Avventura, Thriller, Drammatico
Durata: 114'
Regia: Chris Weitz
Da vedere: per poter sognare un po'.

lunedì 7 gennaio 2008

... sane risate...

E a proposito di "personaggi dell'anno"...
Edna Mode- da "Gli incredibili" (2004) - (alias Amanda Lear), nonostante i suoi quattro anni di vita (alias sessantuno anni!), resta pur sempre il mio personaggio cartoon preferito.
Ogni volta che la guardo, la trovo sempre più UNICA! Quanto mi fa ridere!

"Non guardo mai indietro tesoro,
mi distrae dal presente" -Edna Mode-

Quanta saggezza in cotanta bellezza!

Ne approfitto per augurarvi - in ritardo - Buon Anno... con la speranza che abbiate voglia di "accompagnarmi" ancora con la stessa fiducia...

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