giovedì 10 maggio 2007

I chiodi del peccato

Un film è speciale quando trasmette. Qualsiasi sensazione arrivi al cuore, rende eloquente la tua scelta di essere rimasto lì, ancora affascinato davanti al grandeschermo. La percezione di sentirti spensierato, oppure angosciato o ancora in un certo senso “appesantito” dalla trama a cui hai appena assistito, è qualcosa (qualunque cosa) che ti porti appresso appena le luci si riaccendono. Non si sa per quanto tempo l’avrai a fianco ma, se c’è stata, bisogna esserne grati. Il cinema plasma l’anima. Per chi lo vive intensamente.
Non nascondo (senza il timore di avere un dito d’accusa, puntato contro) un certo scetticismo iniziale. Insomma, c’avevano convinto che questo cinema italiano era cambiato, ci hanno raccontato dei nuovi fenomeni che hanno riportato a galla la magia degli “spaghetti e mandolini”anche nelle sale più prestigiose, e poi… nessuno “dei nostri” avrà l’onore ed il privilegio di sfilare sui 26 gradini di Cannes. Delusione? Molta. Rabbia? Un poco.
Così, tutto ad un tratto, l’amore per l’Italia al cinema è di nuovo sprofondato nell’oblio, di nuovo ogni regista è uguale a sé stesso, le problematiche affrontate non sono altro che quelle, e così via.
Invece, con il cuore in mano e l’infinita passione in spalla, sono entrata in sala. Ora, un’altra piccola parte di anima, si è arricchito di speranza. Quella che, noi tutti, dovremmo avere per i nostri connazionali.
Perché “Centochiodi” richiede una visione nostalgica e stupita. L’incredulità davanti ad un tramonto, alla luna meravigliosa che timida si specchia nelle acque del Po, al saluto di un passante, alla collaborazione gratuita. Malinconia per la gioia nelle feste di Paese, per la benevolenza sincera, per la musicalità della natura, i silenzi (che sussurrano mille parole) e gli sguardi di un interprete su cui mai avresti scommesso. Invece… non solo trovi una pace interiore davanti ai paesaggi ben fotografati da Fabio Olmi, ma anche disorientamento per uno che, agli albori, ti ricordava che “erano solo fatti suoi”. La somiglianza con Gesù Cristo gli ha portato fortuna: gli ha permesso di esprimere un talento che purtroppo era rimasto accollato a banali interpretazioni, a volte essere avvenenti sminuisce il resto. Dunque, a Raz Degan, è bastato uno sguardo al sole, uno stile un po’ selvaggio ed un piccolo appoggio vocale (è infatti doppiato da Adriano Giannini) per eclissare gli anni sabbatici spesi a girare il mondo. E quelle chiazze grigie, sull’incolta barba, non indicano solo il raggiungimento di un’età adulta, ma anche maturità professionale.
Non possono mancare gli elogi ad Ermanno Olmi, poiché presta una sincera fiducia verso la gente comune. Posso confermare che questa scelta si rivela ogni volta geniale: in ognuno di quei sempliciotti di provincia, abituati a vivere ai margini della realtà, non è costata alcuna fatica interpretare loro stessi con tanta naturalezza.
Per chi non vede bellezza in tutta questa semplicità: è ora di guardarsi attorno ed accorgersi di quanta meraviglia “abita” nelle piccole cose.

Trama
Un professore di filosofia (Raz Degan) dell’università di Bologna si trova implicato in un misterioso fatto avvenuto nella biblioteca dell’ateneo. Ricercato come primo indiziato, egli decide di allontanarsi dalla quotidianità ormai divenutagli ostile, stabilendosi in un casolare abbandonato sulle rive del Po. A questo punto, l’insegnante, si troverà a condividere le proprie vicissitudini con gli abitanti del Paese, scoprendo il fascino della genuinità.

Citazioni
“I libri amano il buio, come i pipistrelli. La luce li rovina”
“Non possiamo accontentarci di salvare noi stessi”
“C’è più verità in una carezza, che in ogni pagina di questi libri”
“Questa pace non viene dal mondo, ma da voi stessi”
“Sono del tutto responsabile, ma non colpevole”
“Tutti i libri del mondo non valgono un caffè con un amico”
“Chi rinasce nella verità, crede ad ogni cosa che il suo occhio vede”
“Dio, nel giorno del Giudizio, dovrà rendere conto dei mali e delle sofferenze del mondo”.

Carta d'identità
Titolo originale: Centochiodi
Data di uscita (in Italia): 30 Marzo 2007
Genere: Drammatico
Durata: 90'
Regia: Ermanno Olmi
Da vedere: per convincervi che, i colossal, sono importanti certo ma non sono fondamentali. Profondo.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

"Malinconia per la gioia nelle feste di Paese, per la benevolenza sincera, per la musicalità della natura, i silenzi (che sussurrano mille parole) e gli sguardi di un interprete su cui mai avresti scommesso."

CONCORDO

ti piace Malick ed Herzog? a giudicare dal tuo post dovresti apprezzarli molto.

Chiara ha detto...

Di Malick ho visto (quasi scontato dirtelo) LA SOTTILE LINEA ROSSA, e mi ha trasmesso tanto.
THE NEW WORLD (il più recente) non sono riuscita a visionarlo. Me lo consigli?
Di Herzog non ricordo alcun film... mi dai tu qualche titolo?
Grazie dei saggi consigli, uno che scrive come te, non può che darne di buoni!

Anonimo ha detto...

the new world è un capolavoro.
di malick te li consiglio tutti:
- la rabbia giovane
- i giorni del cielo
- the new world

e il film di 4 italiani su malick: rosy fingered dawn.

su herzog ti consiglio:
- grizzly man (capolavoro)
- fitzcarraldo
- aguirre furore di dio
- il diamante bianco
- l'ignoto spazio profondo

Chiara ha detto...

Grande!!!
Non potevo richiedere migliore completezza.
Mi fido e noleggio. Grazie di cuore!
Al prossimo film.

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