giovedì 8 marzo 2007

Borat... perché piace?


Continua la serie di pellicole che sono riuscite a stupirmi. Ma la sorpresa non ammette solo sensazioni positive: "Borat" non lo ricorderò come un film-evento, come in realtà è stato battezzato.
Al contrario di "Casino Royale", che ho criticato prima, e amato poi, in questo caso ero scettica inizialmente, e così anche dopo la visione.
Sacha Baron Cohen, attore inglese di origine ebraica, è indubbiamente il personaggio del momento: uomo impegnato per la lotta contro il razzismo nella vita reale, e reporter Kazako alla ricerca delle meraviglie americane, nel film. Ed è stato proprio questa la sua fortuna, quella di dipingere l’America come il continente perfetto, dove ogni uomo che vi ci arriva non ha altro che da imparare e nulla da insegnare. Gli americani, nazionalisti fino alle ossa, ne escono a testa alta, incoronando "Borat" un film capolavoro. Il viaggio della pellicola continua, raggiungendo la nostra penisola ed il pensiero qui è lo stesso, se è stato un successo in America, per forza dovrà esserlo anche in Italia. Dunque, secondo il mio (e sottolineo "mio") modesto pensiero: "Borat" è diventato fenomeno ancor prima di apparire ai nostri occhi.
La trama è un susseguirsi di botta e risposta tra la "genialità" del popolo americano e la "sregolatezza" di quello kazako, tra momenti di imbarazzo (nel litigio tra il giornalista Borat e il suo produttore Azamat con mosse da Wrestling e per altro a “corpo libero”, non vi ho trovato nulla di divertente) e spunti esilaranti (il protagonista tenta invano di fare amicizia con chiunque, aspettandosi che ogni uomo sia disposto a ricambiare i suoi "affettuosi" baci) dall’incontro con i ragazzi di colore che gli insegnano come veste un vero americano, alle buone maniere da tenere a tavola. Un film dove prevale, però, l’eccesso rischiando spesso di cadere nel ridicolo (o é questo che Cohen voleva?).
Una punta di merito, che non nascondo, và al protagonista, che è comunque un comico di talento puro, ma anche a Pino Insegno, doppiatore di Borat che, seppur marcando spesso con troppa insistenza la voce di Cohen, non ha fatto altro che riflettere quello che è il nuovo, irriverente, "eroe" cinematografico.
Vorrei aggiungere, un'altra nota positiva per l’attore inglese (che nel film è anche produttore e sceneggiatore) : ha saputo prendere in giro chiunque senza paure (dalle culture diverse al personaggio di Pamela Anderson) e questo, non lo nego, l’ ho apprezzato molto.
Però, gli incassi (e le critiche), non rispecchiano la mia corrente di pensiero facendomi pensare che, probabilmente, è solo "colpa" mia e del mio amore per tutt’altro genere. FORSE.


Titolo originale: Borat: cultural learnings of America for make benefit glorious nation of Kazakhstan
Titolo italiano: Borat - Studio Culturale sull’America a beneficio della gloriosa nazione del Kazakistan
Data di uscita (in Italia): 02 Marzo 2007
Genere: Commedia
Durata: 84'
Regia: Larry Charles
Da vedere: per chi crede che l'America é un "mondo perfetto" e chi ama i fenomeni "di moda". Esagerato.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Pessimo film, anzi di più.

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