mercoledì 28 gennaio 2009

Lampi di Genio (capitolo 8)


Potrei dirmi in silenzio stampa sino all’arrivo di “Milk” nelle sale cinematografiche valtellinesi, ma in realtà è soltanto un comodo alibi. Portate pazienza. Nell’attesa che torni a me la cosiddetta “ispirazione”, vi lascio qualche orma di ironia. Parrò a Voi ripetitiva, ma lo trovo spassosissimo.

Puntata andata in onda il 18 Gennaio 2009
- House (Hugh Laurie)“Ci sono anche uscito, anzi direi che l’ho metaforicamente stuprata solo per il fatto di avere un pene… anche due"
- House “La mia paziente lotta in trincea nonostante la guerra femminista sia finita. Le puttane di una volta sono le donne di potere di oggi, quelle di oggi sono delle star. Se non è progresso questo”
- House “Ho da fare. In realtà, come vedi, non ho niente da fare, era un eufemismo per dirti “fuori dai piedi” ”
- House “Ti comporti da idiota! Così ti bruci la carriera e fra sei mesi, quando avrai superato Amber e sarai passato al giallo ocra, ti troverai a fare l’oncologo su un camper nel Wisconsin”
- Wilson (Robert Sean Leonard) “Ho bisogno di cambiare ambiente” – House “Compra delle piante”
- Un paziente (decisamente sovrappeso) osserva House e Cameron “Voi due siete stati insieme?” – House “Mi ha mollato quando ho perso l’ultimo mezzo quintale, ha detto che c’era meno di me da amare”
- House “Possiamo andarci a bere una birra, confesserà il fatto che Amber si trovi in una cassa di pino e che nell’universo regni la casualità e il caos”
- Cuddy (Lisa Edelstein) “Ti dispiace se entro?” – House “No affatto… ti dispiace se esco?”
- House “Hai qualche problema etico con quello che sto facendo da esprimere in modo singolare che possa farmi pensare che mi sbaglio anche se non lo ammetterò mai?”
- “Ma chi è?” – House “A quanto pare, un pessimo investigatore privato” – “E perché finge di aggiustare la macchina del caffè?” – House “Perché volevo scoprire quello che avete scoperto voi prima di scoprire quello che ha scoperto lui per poter scoprire se mi serve un investigatore”
- House “ “Metastasi” è solo una bella parola per dire “casini in giro” “
- House “Il fatto che non ha provato nulla, non ha provato nulla… ottima argomentazione”
- House “Non possiamo sapere quand’è “poco prima della morte” fino a “poco dopo la morte” “
- DRIIIN! House “Dov’è la cartella?” – infermiera “Ha suonato l’emergenza per avere la sua cartella?” – House “Sì, lo so… sono stato cattivo ma sono abbastanza sicuro che la cartella debba stare attaccata al letto, così i Dottori zoppi non devono cercarla mentre i pazienti muoiono”

Puntata andata in onda il 25 Gennaio 2009
- House “La gente non dovrebbe testare i farmaci perché è disperata, ma la gente non li testerebbe se non fosse disperata. Servono farmaci per salvare bambini ERGO serve gente disperata ERGO il benessere uccide i bambini malati”
- House “Le persone odiano le persone che hanno teorie sulle persone”
- House “Non voglio svignarmela per evitare una cosa che mi pesa, me la svigno per evitare una cosa inutile”
- Cuddy “Tua madre vuole che pronunci l’elogio funebre” – House “ “Elogio” dal greco “Parlare bene”. Se mi chiedesse di pronunciare un BASTARDOLOGIO ne sarei felice”

martedì 20 gennaio 2009

Lampi di Genio (capitolo 7)


Puntata andata in onda il 04 Gennaio 2009
- House (Hugh Laurie) “Mi cerca ovunque, tranne che nel posto dove vuole che io sia”
- House “Tre cavernicoli vedono uno sconosciuto correre verso di loro con una lancia, uno combatte, uno scappa, uno li invita a mangiare con lui la fonduta. L’ultimo non vive abbastanza per procreare”
- House “Vestita così sembri tanto una prostituta afghana. Senza offesa per le afghane”
- House “O sei perfetto, o sei malato e per esperienza malato è più normale”
- House “Se vuoi che la gente guidi con prudenza gli devi togliere gli airbag e puntargli un macete alla gola: nessuno andrà più di cento all’ora.

Puntata andata in onda l’11 Gennaio 2009
- House ad un ragazzo punk “Se non fossi serio, avrei il tuo look”
- “Da quando in qua prendi l’autobus?” – House “Di solito guidavo ubriaco sino a casa ma poi alcune madri si sono arrabbiate…”
- House è chiuso in bagno, fuori l’infermiera che si deve prendere cura di lui “Con chi sta parlando?” – House “Con il mio colon” – “Si è preso il mio cellulare?” – “Se l’è preso il mio colon, sto trattando per il rilascio”
- “Quante pillole hai preso?” – House “Adesso una… o devo contare anche quelle di prima?”
- “Può essere qualunque cosa” – House “Perfetto! Indaghiamo su questo, datele una panacea”
- House nei confronti di Taub “La prima volta che sei muta durante una discussione. Una bambola gonfiabile sarebbe più utile ed è la prima volta che dico qualcosa di negativo su una bambola gonfiabile"
- Amber (Anne Dudek) “Risorgo dai morti e la tua reazione è tutta qui?” – House “A saperlo avrei fondato una setta ebraica secessionista”
- Taub (Olivia Wilde) “Lei è un campione nel non affrontare i problemi” – House “Mio nipote mi ha regalato una tazza con questa scritta”

lunedì 12 gennaio 2009

Un cuore tutto italiano


“Questo è stato il primo personaggio della mia carriera che non sono riuscito ad amare. E' stato molto complicato calarmi nella mente oscura e depressa di un uomo come Ben […] Ho accettato di farlo solo perché volevo che attraverso il mio corpo arrivassero alla gente i tanti messaggi racchiusi in questo lancinante dramma psicologico. Resterà per me un'esperienza indimenticabile, la più toccante della mia carriera”

Non ho mai abbandonato l’attesa per il nuovo lavoro di Gabriele Muccino nonostante venisse di continuo tartassato dalla critica, a dispetto di chi con fare saccente lo etichettava come “eccessivamente mieloso" non ho mai smesso di credere in questo film.
Questa pellicola rappresenta un’eccezione, per la quale qualunque mio pensiero non risulterà mai adeguato: non possono esistere analisi tecniche, né sussistere giudizi oggettivi, si spalancano naturalmente anima e cuore. Che, per alcuni soggetti, è lo sforzo maggiore. Semplice aprire manuali, puntare indici (anulari e medi), facile denunciare l’ “inosservanza dei diritti umani e razionali” e parlare di “inneggio al suicidio”. Comodo restarsene in superficie, quando addentrarsi significa emozionarsi profondamente e provare dolore.
Questa pellicola non è per tutti. Non è per le masse. E’ per la parte più intima di noi stessi. Per chi si impegna ad amare, per chi ne è capace davvero. E’ dedicato a tutti coloro che non solo ammettono gli errori ma evitano di ripeterli. A chi di fronte ad un sorriso ne sappia cogliere il senso ma soprattutto davanti ad un pianto non se ne fa una ragione. E’ una pellicola coraggiosa poiché affronta un tema toccante, ma soprattutto perché annega nella sofferenza, nella disperazione, in una cornice fatta di drammi insaziabili. Pochi i sorrisi, moltissimi i primi piani di un Will Smith spento, malinconico e depresso. Ma sublime. Scrivo con rancore verso chi non ha saputo coglierne la straordinarietà fatta di scelte mature, interpretazioni tormentate e audaci penitenze.
A fine primo tempo ho raccontato alla mia vicina di poltrona qualunque presentimento mi sfiorasse la pelle. Ebbene, ciascuna ipotesi, si è effettivamente avverata. Ma prevedere non necessariamente equivale ad avere a che fare con qualcosa di scontato: dimostra invece interesse, curiosità e scrupolosa attenzione. Ciascuna sfumatura, anche la più impercettibile, diviene un frammento utile a delineare un quadro via via sempre più tragico e quando anche l’ultimo coccio viene riposto si ha la consapevolezza di avere davanti agli occhi una realtà insopportabile. Non siamo arrivati sin lì per chiudere gli occhi, ma per aprirli ad un pianto sincero, mentre si è crudelmente consapevoli che la sofferenza di cui ci facciamo carico lungo tutta la trama, altro non è che una preparazione a quell’apogeo del dolore. Siamo testimoni di una verità che si consuma in quel motel, in quello spazio così ristretto, in quell’urlo muto pieno di remoto dolore.
Senza filtri particolari il supplizio, dal corpo di Smith (perfetto comunicatore), passa attraverso il grandeschermo e raggiunge ciascun spettatore che, in maniera impulsiva, si abbandona a quel dolore dovuto e soltanto in quell’istante ci viene restituita la coscienza che, a nostra insaputa, era ostaggio della trama stessa.
Sette anime” è un film che svuota le coscienze, riempie di dolore ed infine fa sentire vivi. Non so cosa abbia provato chi lo ha biasimato senza pudore, ma a mio avviso trasmette quanto basta per portarlo nel cuore.
Trama
Ben Thomas (Will Smith), si porta appresso un segreto che il tempo ha reso insopportabile. Prendendo coscienza che la sua vita gli restituisce soltanto ricordi amari, decide che è venuto il momento di liberarsene. Per rendere possibile tutto questo dovrà scegliere sette persone che, attraverso il suo coraggio, cambieranno drasticamente la loro vita.
Citazioni
- Ben Thomas (Will Smith) “In sette giorni Dio ha creato il mondo, in sette secondi io ho distrutto il mio”
- Ben Thomas "Ci siamo..."
Carta d'identità
Titolo originale: Seven Pounds
Titolo italiano: Sette anime
Data di uscita (in Italia): 09 Gennaio 2009
Genere: Drammatico
Durata: 125'
Regia: Gabriele Muccino
Cast: Will Smith, Rosario Dawson, Woody Harrelson, Michael Ealy, Barry Pepper, Robinne Lee, Joe Nunez, Bill Smitrovich, Elpidia Carrillo, Tim Kelleher, Gina Hecht, Andy Milder
Da vedere: per definire in modo concreto la raggiunta maturità di Gabriele Muccino. E per sorprendersi di fronte alla recitazione di Will Smith che non si limita a dare vita al personaggio per mezzo di ritmi serrati di un copione, ma lo vive completamente: attraverso quelle rughe, quelle lacrime, quegli sguardi nel vuoto. Straordinari anche Rosario Dawson e Woody Harrelson. Emozionale.

venerdì 2 gennaio 2009

Nella trappola di un genio


Bryan Singer dà vita ad un lavoro straordinario: una trama volutamente lenta, caratterizzata da numerosi dialoghi e poca azione ma psicologicamente inarrestabile. Una pellicola di contrasti e paradossi, che stringe lo spettatore in una morsa metafisica alla quale non ci si può sottrarre e che negli ultimi venti minuti ridesta da un calcolato (e reversibile) semi torpore.
Paradosso determinato dalle scene di violenza che dovrebbero predominare e che invece risultano sapientemente sporadiche, soppiantate da taglienti dialoghi e continui flashback.
Il tutto incorniciato da una perfetta scelta di tempo (cronologia ed emozioni si incastrano in un mosaico senza sbavature) ma soprattutto dal reclutamento di un cast degno di una trama così sopraffina: un giovane ed irriconoscibile Benicio Del Toro (è il ricettatore Fenster) con il socio in affari McManus (interpretato da Stephen Baldwin), lo sfrontato Kevin Pollak (è lo scassinatore Todd Hockney) ed un bravissimo Gabriel Byrne (è l’ex poliziotto Dean Keaton), leader di questo insolito gruppo di malviventi. La voce fuoricampo è quella dell’unico superstite, il piccolo truffatore Roger "Verbal" Kint, magistralmente interpretato (scontato aggiungerlo) da Kevin Spacey (questa interpretazione gli valse l’Oscar come miglior attore non protagonista). Un (apparentemente) debole impostore, zoppo ed ingenuo, che viene messo alle strette dall'agente di polizia doganale David Kujan (Chazz Palminteri), per un ultimo (e si spera definitivo) interrogatorio. Dal suo resoconto, prendono vita i continui flashback e da questi si delinea lentamente l’accorto piano di un criminale non semplicemente geniale, ma anche spietato calcolatore.
Il mistero che si cela dietro al crudele personaggio di Keyser Soze (la mente del grande piano criminale) e l’incursione alla barca sono un vero e proprio assalto alle coronarie. Ma al disopra di tutto, l’atto finale (la sorpresa nel colpo di scena) vale tutto il film e milioni di altri.
Preferirei mantenere questo carattere ermetico per questo imperdibile cult che (in maniera ingiustificata) non avevo ancora assaporato cosicché quel gusto agrodolce che qualche parola in più potrebbe “sciupare”, rimanga nel tempo.
Il mio cuore di cinefila doveva arricchirsi di un personaggio come "Verbal" Kint. Da giovane faceva parte di un quartetto corale a Skokie nell’Illinois, non che la questione cambi qualcosa. O forse sì.
Trama
Si sa, quando la polizia non trova i veri artefici si avvale di quelli più probabili. Fenster, McManus, Hockney, Keaton e "Verbal" Kint non si conosco e non hanno mai lavorato insieme. Eppure vengono fermati per un confronto all’americana per sospetto furto di un camion di fucili.
I cinque malviventi (così diversi, ma in cerca degli stessi “affari”) si trovano a condividere la stessa cella e lo stesso “piano”. Dopo essere stati lasciati per insufficienza di prove e dopo aver compiuto qualche furtarello, vengono ingaggiati da un misterioso boss (Keyser Soze) il quale gli offre un colpo su commissione.
Una trama perfetta per un film piuttosto lento, ma con un finale che vale la pena di chiamare capolavoro.

Qualche curiosità, da conoscere assolutamente: - Il personaggio di Roger Kint, è stato ideato appositamente per Kevin Spacey;
- La pellicola è stata girata in modo tale che nessuno degli interpreti conoscesse la vera identità di Keyser Soze. Assolutamente geniale.
Citazioni
- Roger "Verbal" Kint (Kevin Spacey) "La beffa più grande che il diavolo abbia mai fatto, è stata convincere il mondo che lui non esiste"
- Roger "Verbal" Kint "Diventa un mito, una storia dell'orrore che i criminali raccontano ai propri figli, "Se non obbedisci a papà Keyser Soze ti porta via" ma nessuno ci crede veramente"
- Roger "Verbal" Kint "Keaton diceva sempre "Io non credo in Dio… Però ho paura di Lui". Bè io credo in Dio, e l'unica cosa di cui ho paura è Keyser Soze"
- Roger "Verbal" Kint "E come niente... FUA'... sparisce"
Carta d'identità
Titolo originale: The Usual Suspect
Titolo italiano: I soliti sospetti
Data di uscita (in Italia): 1995
Genere: Thriller
Durata: 106'
Regia: Bryan Singer
Cast: Kevin Spacey, Stephen Baldwin, Gabriel Byrne, Benicio Del Toro, Kevin Pollak, Chazz Palminteri.
Da vedere: imperdibile. Punto. L'interpretazione straordinaria di Kevin Spacey vale oro. Arricchitevi. Geniale.

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