domenica 7 settembre 2008

Tra follia e realtà


QUELLO CHE VEDRETE E’ UNA STORIA VERA.
I fatti esposti nel film sono accaduti nel 1987 in Minnesota.
Su richiesta dei superstiti, sono stati utilizzati dei nomi fittizi.
Per rispettare le vittime tutto il resto è stato fedelmente riportato.

Questa Domenica di pioggia, mi ha regalato un (quasi)capolavoro. Quando lavori l’intera settimana, quando riposi poco e pensi molto, necessiti di un (quasi)capolavoro. Il tuo cuore ed i tuoi occhi, bramosi di celluloide, pretendono emozioni.
Quando desideri un bicchiere di latte, non esiti ad aprire il frigo. Quando abbisogno di un Gran film, non dubito nel consultare la filmografia dei Fratelli Coen. Attraverso il consiglio di due Amici (di cui mi fido ciecamente della loro sensibilità cinematografica- e non solo) mi sono imbattuta in una ricerca forsennata di “Fargo”, pareva di chiedere un bicchiere d’acqua gasata con tre cubetti di ghiaccio in mezzo al deserto: un oggetto mai arrivato nemmeno sugli scaffali polverosi delle videoteche italiane, come se non meritasse un posto fra i “Big” Dvd in esposizione. Per fortuna c’è la nuova tecnologia. E gli amici.
Dodici anni fa, i fratelli Coen, hanno realizzato questo semicapolavoro, che mi ha portato alla memoria i fremiti provati per “Non è un Paese per vecchi” (a mio avviso IL capolavoro assoluto). L’ombra di Anton Chigurh è proiettata dietro ad ogni inquietudine, la violenza (fisica e morale) risulta sporadica ma concentrata negli ultimi trenta minuti di film (anziché distribuita equamente lungo tutta la trama) e i fotogrammi cruenti sono più rari ma meno preannunciati: nessun salto di serratura o passi incalzanti di stivali costosi. La follia, però, persiste e aziona nuovamente il gioco irrinunciabile dell’alta tensione: è stavolta dosata, con abilità, a due personaggi di contrasto, un tranquillo venditore di auto Jerry Lundegaard (un bravissimo William H. Macy) costretto a piani criminosi per sviare a problemi economici, e il taciturno (ancora una volta il silenzio. Come se, ogni gesto compiuto- il più delle volte folle – sostituisse le parole non dette) Gaear Grimsrud (interpretato dall’imponente Peter Stomare), un personaggio dallo sguardo vuoto e glaciale (alla Coen, insomma). A proposito di personaggi riusciti, il complice di Grimsrud, è un loquace Steve Buscemi, splendido da scaltro quanto da uomo ferito.
E sono anche le ambientazioni a rendere il tutto follemente riuscito: l’infinita e candida distesa di neve in uno sperduto paese del North Dakota (Fargo, per l’appunto), troppo bianca e mai calpestata per restare tale, prima o poi dovrà cedere sotto il peso della vita vissuta. Il sangue, quel rosso così vivo, è una macchia indelebile sulla pace delle persone coinvolte.
Il personaggio di Marge Gunderson (nella realtà moglie di Joel Coen), è quello che in punta di piedi segna il film: nella sua ingenuità ed inesperienza in campo investigativo, risolve in tutta fortuna, il caso. Mentre trasporta il criminale verso la prigione, il primo piano dei suoi occhi incerti, ci rende vulnerabili: noi spettatori conosciamo la verità ma non la possiamo utilizzare in alcun modo mentre lei, vittima di quella realtà, ne rimane ignara. Siamo immobili come quella statua del taglialegna che dà il benvenuto, in North Dakota, agli automobilisti sconosciuti.
Anche il taglialegna ha la sua fetta di crudeltà: la sua ascia spezza la vita di chi non può difendersi. Ma, di tanto in tanto, può accadere anche che il più debole abbia la meglio sui più forti. Ed allora, la vittoria, avrà un sapore più intenso. Come questo film.

Fedeli Lettori,
questo è cinema…
Trama
Jerry Lundegaard (William H. Macy) è il responsabile delle vendite di una concessionaria del Minneapolis (Minnesota), in proprietà del suocero. Sommerso dai debiti organizza un finto sequestro della moglie, assumendo l’incarico a due criminali del North Dakota. Mentre il piano non prevedeva spargimenti di sangue, la realtà dei fatti avviene con troppi ostacoli che porteranno, ognuna delle persone coinvolte, a cambiare il proprio destino.

Citazioni
- Carl Showalter (Steve Buscemi) "Non è che muori se dici qualcosa" - Gaear Grimsrud (Peter Stomare) "L'ho detta"
- Gaear "Chiudi quella boccaccia o ti rimetto nel portabagagli" - Carl "Caz... hai detto la frase più lunga della settimana"
- Carl "Tu prendi il furgone, io prendo la Sierra" - Gaear "Quella la dividiamo" - "Come caz... facciamo a dividere in due una macchina? Con una motosega?"

Carta d'identità
Titolo originale: Fargo
Titolo italiano: Fargo
Data di uscita (in Italia): 1996
Genere: Drammatico
Durata: 97'
Regia: Joel Coen
Cast: Frances McDormand, Steve Buscemi, William H. Macy, Peter Stormare, Harve Presnell, John Carroll Lynch
Da vedere: a parte qualche film “stonato”, sono sicura che la carriera dei Fratelli Coen è da rivivere tutta d’un fiato. Sorprendente.

5 commenti:

Alberto Di Felice ha detto...

Per me puoi subito eliminare i "quasi" e "semi" davanti a capolavoro. Mi fa piacere tu l'abbia riscoperto; intanto io attendo (e non sono certo solo io--) "Burn After Reading".

Buona serata ;)

Ale55andra ha detto...

Questo è grande cinema!!

Anonimo ha detto...

Concordo con Alberto: togli pure il semi e il quasi. A mio parere è uno (gli altri? "Blood simple", "L'uomo che non c'era", "Il grande Lebowski", "Fratello, dove sei?", "Non è un paese per vecchi") dei loro capolavori.

Quindi, giudizio con il "quasi" a parte, recensione pienamente condivisibile.

M.S. ha detto...

io toglierei quel QUASI e darei senza remore del capolavoro a Fargo. Bellissimo film con una sceneggeiatura incalzante perfetta. L'ho adorato.

Chiara ha detto...

Avete ragione, togliamo "quasi" e "semi"... effettivamente merita una lode senza sbavature. CAPOLAVORO!

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