giovedì 31 luglio 2008

La maledizione di Batman


New York, 22 Gennaio 2008. Heath Ledger viene trovato morto nel suo appartamento di SoHo. La causa della morte viene resa ufficiale dalla polizia il 6 Febbraio: avvelenamento determinato accidentalmente dalla combinazione di sonniferi ed ansiolitici.
Londra, 22 Luglio 2008. Christian Bale viene arrestato per violenza ai danni della madre e della sorella e poi rilasciato su cauzione.
Italia, 23 Luglio 2008. “Il Cavaliere Oscuro” esce in tutte le sale cinematografiche.
Ancor prima di essere visto, questo film faceva discutere.
Personalmente, tutto questo clamore, non mi ha mai minimamente sfiorata, se non per la prematura scomparsa del giovane Ledger (interprete, per altro, che non ho mai seguito con sincero trasporto). Vedere la nuova avventura dell’eroe mascherato targata Christopher Nolan [a proposito, “padre” dello splendido (lo ribadisco) “The Prestige”] fa parte di quelle azioni dettate dal caso, compiute per automatismo, per una generale e sana passione cinematografica, più che per vero interesse.
Ed è proprio per questo mio atteggiamento precocemente cinico, che la pellicola mi è “esplosa” in faccia con la sua crudeltà ed il suo dinamismo. Come già in più occasioni vi ho spiegato, amo i contrasti: due soggetti completamente diversi, impossibili da armonizzare eppure così vicini. Nera (come la notte, a cui si affidano maggiormente le riprese. Le ambientazioni di Gotham – soprattutto le riprese dall’alto - tolgono semplicemente il fiato. I vicoli bui e sconosciuti, danno un senso di oppressione, sgominata soltanto dalle luci artificiose della città o da quelle incantevoli di un alba) è l’armatura di Batman (Christian Bale), eroe a cui affidiamo le nostre speranze. Bianco (comunemente simbolo di purezza) è il volto dipinto di Joker (Heath Ledger): personaggio di un’ossessiva malvagità, che si nutre della (nostra/loro) paura. Ed è proprio quest’ultimo a rendere la trama, già interessante, in uno spettacolo senza confini. Facciamo correre i nostri sguardi sul grande schermo per scovare ogni traccia di lui: quando è assente lo invochiamo, quando c’è sentiamo l’alito della paura sfiorarci il collo. Lo si osserva, lo si studia, lo si asseconda, eppure ci rimane sconosciuto. Inquietante nell’oscurità, ma lo è ancora di più nei rari momenti di luce. Alla fine ci sentiamo anche colpevoli di questo rapporto morboso, ma la sua ambiguità ha un potere inalienabile. Poi c’è il vero volto di Joker, colui che gli presta un corpo, una voce, un’anima: dietro quella maschera c’è Heath Ledger, l’eterno secondo (colpa di scelte sbagliate e della sfortuna), ma che in questo ruolo per nulla semplice riesce a mostrare talento e caparbietà. Espressività facciale sopra ogni cosa, rapisce e turba - a proposito di contrasti. Complice di questo personaggio riuscito è anche la voce di Adriano Giannini (figlio dell’attore Giancarlo), limpida e sicura, senza sbavature.
Potrei soffermarmi sul corposo e potente cast (lo stesso Bale, Morgan Freeman, Aaron Eckhart) o su scene impeccabili e ad effetto (come quella finale, del detenuto di colore che prende in mano il detonatore ed anche la vita di milioni di persone) o anche solo sulle emozioni provate. In realtà, mi fermo qui, poiché spesso esistono limiti invalicabili che vanno rispettati: in una situazione come questa le parole rischiano di minimizzare le emozioni, che invece di venir comprese vanno vissute.

"Non sono bravo a fare progetti, non programmo mai nulla. Non ho un'agenda né un diario. Vivo esclusivamente nel presente. Non nel passato, e nemmeno nel futuro".
Così parlava Heath Ledger, riguardo alla sua carriera. Io sono convinta che, dopo questa interpretazione, non meriti una semplice ovazione, o un riconoscimento postumo, ma molto molto di più: l’eternità.
Trama
Gotham City è di nuovo minacciata dalla malvagità. Per l’uomo pipistrello (Christian Bale) non si tratta semplicemente di ripulire le strade dai criminali, ma dalla follia del suo nemico numero uno: Joker (Heath Ledger).
Citazioni
- Harvey Dent (Aaron Eckhart) “O muori da eroe, o vivi tanto a lungo da diventare cattivo".
- Joker (Heath Ledger) "Mettiamo un sorriso su questa faccia"
- Joker “Questa città merita un criminale di maggior classe... glielo darò”
- Harvey Dent “La notte è più buia prima dell'alba e ve lo prometto... l'alba sta per arrivare”
- Joker "Chissà! Forse siamo destinati a lottare per sempre"
- Joker “L'unica regola della vita, è vivere senza regole”
- Joker “Senza di me non sapresti più che fare. E io senza di te non mi divertirei più. Ecco perchè non ci uccideremo mai”
- Joker “La follia è come la gravità, basta una piccola spinta”
- Joker "Sono come un cane che insegue un automobile. La inseguirò di continuo, ma quando la prenderò non saprò cosa farmene”
- Joker “Ecco cosa succede quando una forza irrefrenabile incontra un oggetto inamovibile”
- Joker “Non voglio ucciderti. Tu mi completi”
- Joker “Se sei bravo a fare una cosa, mai farla gratis!”
- Batman/Bruce Wayne (Christian Bale) “Io dovevo ispirare il bene, non la follia e il male”
- Alfred (Michael Caine) “Certi uomini vogliono solo vedere bruciare il mondo”
- Due facce "Il caso può dare una mano..."
- Bruce Wayne “La gente ha bisogno che la propria fiducia venga ricompensata”
- Rachel (Maggie Gyllenhaal) "Non voglio essere la tua unica speranza di una vita normale"
- James Gordon (Maggie Gyllenhaal) "Batman è l'eroe che Gotham si merita, ma di cui non ha bisogno in questo momento..Perchè lui può sopportarlo...E' un vigilante che vaga nell'ombra...E' un Cavaliere Oscuro"
Carta d'identità
Titolo originale: The Dark Knight
Titolo italiano: Il Cavaliere Oscuro
Data di uscita (in Italia): 23 Luglio 2008
Genere: Azione, Drammatico, Thriller
Durata: 152'
Regia: Christopher Nolan
Cast: Christian Bale, Heath Ledger, Gary Oldman,Michael Caine, Morgan Freeman, Maggie Gyllenhaal, Aaron Eckhart, Eric Roberts
Da vedere: volente o nolente, chi ama l'uomo pipistrello, la nuova avventura, la segue con passione; chi lo conosce solo per fama, viene spinto da una sorta di interesse dettato dai fatti di cronaca estranei alla trama (citati nel preambolo). Fame di curiosità che viene saziata pienamente (in entrambi i casi), sia per il contenuto (intelligente e poco scontato) che per gli interpreti (plauso speciale al più volte segnalato Ledger). Intelligente.

domenica 13 luglio 2008

La promessa di… Cronenberg


Ridestarsi dopo una notte come la scorsa rende una qualunque giornata lavorativa, un po’ meno detestabile. La sensazione è la medesima di quando si esce da una doccia fredda in un pomeriggio afoso, non so se mi spiego. Una notte di quelle utili, con poco sonno, meno tempo sottratto al vivere, più emozioni da ricordare. Mi ha svegliata un temporale. Di quelli infiniti, dove ti aspetti che da un momento all’altro arrivi Noè e ti inviti a salire sull’Arca. Dopo una lunga contemplazione al cielo lampeggiante e, dopo aver constatato che nemmeno stavolta Noè sarebbe arrivato, ho avuto l’ispirazione: David Cronenberg meritava di accompagnare quelle sensazioni, quell’atmosfera magicamente tempestosa. Si meritava quella notte.
Il regista canadese ha fatto il suo glorioso ingresso nella mia vita esattamente sei anni fa, con “Spider”. Dal 2002, al suo nome, il tappetino rosso è dovere oltre che piacere. Riconferma tre anni più tardi nel suo lavoro che (per ora) ho amato di più, “A History Of Violence”: dal 2005, al suo nome, tappetino rosso e fanfara. Senza remore.
Dalla notte scorsa, corona e scettro.
Standing ovation per la mescolanza perfetta di violenza, amore, odio, morte, intolleranza. Per i colori, prevalentemente scuri, con dominanza del nero (la crudeltà) e del rosso (il sangue). Applausi scroscianti per la scelta del cast: una dolcissima Naomi Watts, nei panni di un’ostetrica dal cuore (troppo) sensibile – colpisce dritto al cuore la fragilità di donna dall’istinto materno, con quanto amore accarezza una neonata senza identità. Un sublime Viggo Mortensen, un po’ autista, un po’ carnefice (o forse no), personaggio che si incastra perfettamente con i suoi occhi glaciali. Il folle Vincent Cassel, una personalità ambigua, stretto nella morsa del potere paterno, intrappolato nelle sue paure, vittima della bottiglia e della bella vita.
Ciascun personaggio vive il suo personale incontro con la malavita (in questo caso russa) e noi ne seguiamo ogni prospettiva. Ma soprattutto, questa pellicola, conserva una scena di violenza così coinvolgente da sentirsi complici di quelle ferite, di quei pugni, del pavimento freddo di una sauna russa: Nickolai (Viggo Mortensen) affronta due malviventi completamente nudo. Questo corpo senza veli, interamente esposto alla violenza dei due omaccioni, trasmette dapprima disagio e poi vigore. Lo scenario non è accompagnato da alcun suono di carattere musicale, i soli rumori sono quelli dei colpi sferrati, del dolore e del movimento di ciascun interprete. Una delle scene meglio riuscite che i miei occhi da spettatrice cinematografica possano ricordare.
Dal libro “Duma Key” di Stephen King che sto leggendo ora, sono incappata in questa frase “L’arte è magia, non si discute, ma tutte le forme artistiche, per quanto strane, cominciano dall’umile quotidiano”. Stupiscimi ancora, David.
Ah, dimenticavo…
Assicurarsi che il trono sia comodo, affinché il sovrano Cronenberg non si stanchi di stare seduto lì. Io, di essere sua seguace, mai.
Lunga vita al Re.
Trama
La vita di Anna (Naomi Watts), un’ostetrica londinese, cambia radicalmente quando si trova a dover prestare soccorso ad una bambina di 14 anni incinta ed in pericolo di vita. La vicenda si conclude con la morte della madre ed il salvataggio della neonata. Anna, si prende cura della piccola orfana e, inevitabilmente, si trova ad amarla come la figlia che non ha mai avuto. Intenzionata a trovare la sua vera famiglia d’origine, dalla borsa della madre, trova un diario. Questo immobile oggetto, nasconde al su interno una verità sconvolgente che porterà Anna nelle fameliche fauci della mafia russa.
Citazioni
- Anna (Naomi Watts) “Spesso nascita e morte vanno a braccetto”
- Nickolai (Viggo Mortensen) “Rimani ancora viva per un po’…”
- Nickolai “Come posso diventare Re, se il Re è ancora al suo posto”
- Nickolai “Noi non uccidiamo i bambini…”
- Nickolai ad Anna “Il tuo posto è lì dentro, con le persone perbene…”
- Anna "Io sono una levatrice" - Semyon (Armin Mueller-Stahl) "Mmm... quindi, a meno che una delle mie figlie non mi nasconda qualcosa... lei ha sbagliato indirizzo"
Carta d'identità
Titolo originale: Eastern Promises
Titolo italiano: La promessa dell'assassino
Data di uscita (in Italia): 14 Dicembre 2007 - Nomination all'Oscar 2008
Genere: Drammatico, Thriller
Durata: 100'
Regia: David Cronenberg
Cast: Naomi Watts, Viggo Mortensen, Vincent Cassel, Armin Mueller-Stahl, Raza Jaffrey, Radoslaw Kaim, Cristina Catalina, Alice Henley, Tamer Hassan, Gergo Danka.
Da vedere: Cronenberg è una garanzia. La sequenza di combattimento sopracitata è un'autentica emozione. Non delude mai.

mercoledì 2 luglio 2008

La forza della musica


Questa pellicola non ha (quasi) nulla di straordinario. Di frequente scende anche al di sotto dell’ordinario: eccessive ambientazioni buie, lentezze impossibili da digerire, saltuariamente ci siede accanto la noia. Più volte ho trattenuto uno sbadiglio. Avrei potuto praticare del bricolage nei tempi “morti” e talmente “diversi” da sembrare parti integranti di un’altra “favola”.
Poi c’è l’altra faccia della luna, quella visibile solo agli occhi dei sognatori: una fiaba a colori in una trama in bianco e nero, un’esplosione di emozioni, di brividi intrattenibili sulla pelle.
Una vecchia (e un po’ stonata) chitarra accompagna la voce stropicciata e dolce del malinconico Glen Hansard (leader dei Frames): i suoi occhi, profondamente tristi, sono il riflesso di chi desidera un orizzonte differente da quello che osserva ogni giorno. Indelebile il fotogramma del suo sguardo ammaliato mentre l’amica suona furtivamente un pianoforte. Il personaggio femminile è la giovane artista ceca Marketa Irglova: voce leggera, ombra che accompagna quella di Hansard, i tasti bianchi e neri semplicemente sfiorati come avesse paura di risultare invadente. La magia del duo sta in questa perfetta complementarietà. L’uno che integra l’altro attraverso l’unico linguaggio universale che li rende uomini: la musica. Musica suonata per le vie della grigia Dublino (che prima o poi, lo prometto a me stessa, visiterò), musica rubata ad un pianoforte sconosciuto, musica che unisce, musica che dona autentica felicità.
Lui, riservato e pavido, trova in lei il coraggio di crederci. Lei, sola e coraggiosa, trova in lui l’amore che non ha mai avuto. Amore senza baci, senza un letto da condividere ma espresso in note e sguardi silenziosi. Unione senza corpi nudi, ma di voci soavi a sfiorare ogni centimetro di pelle.
“Once”, inteso come disco e non come pellicola, lo acquistai circa quattro mesi fa., dopo che a “Falling Slowly” fu assegnato l’Oscar come “Miglior Canzone Originale”. Da quella notte del 24 Febbraio, non ho saputo rinunciare mai all’ascolto quotidiano di questo pezzo.
La visione del film, invece, mi ha permesso di rivalutare (ed apprezzare maggiormente) “Say It To Me Now”: la voce di Hansard acquista energia dalla disperazione, dalle delusioni, dalle ferite ancora aperte. Il primo fotogramma ci regala questo pezzo, eseguito in strada, in perfetta solitudine. Un’interpretazione interamente dedicata allo spettatore. A lui il compito di scegliere fra l’abbandonarsi al tumulto di sensazioni che questo pezzo per primo, e di seguito altri, sprigiona o annoiarsi sino a non poterne più.
Personalmente, da quel 24 Febbraio, ho deciso di ascoltare questi due artisti che, senza pretese e umilmente, hanno deciso di dar voce ad un sogno.
Anche io, come i due protagonisti, ho deciso di abbracciare l’oceano e lanciare lo sguardo verso il loro stesso orizzonte. Ho annusato il profumo dolce della felicità, indipendentemente da ciò che troverò, aver aperto le ali è già una vittoria.
Trama
Lui (Glen Hansard) ha il talento. Lei (Marketa Irglova) ha il coraggio. La favola di questi due sconosciuti che, unendo i loro destini, corrono incontro ad un sogno. Dublino rende tutto ancor più magico.
Citazioni
- (Glen Hansard) "Cosa ne pensi? Ti piace papà? E' soltanto una demo..."- (Bill Hodnett) "E' dannatamente bella..."
Carta d'identità
Titolo originale: Once
Titolo italiano: Once
Data di uscita (in Italia): Oscar 2008 "Miglior canzone originale" - 30 Maggio 2008
Genere: Romantico, Musicale
Durata: 85'
Regia: John Carney
Cast: Glen Hansard, Markéta Irglová, Hugh Walsh, Gerard Hendrick, Alaistair Foley, Geoff Minogue, Bill Hodnett, Danuse Ktrestova
Da vedere: poiché la colonna sonora ha moltissimo da regalare. Musical atipico in stile documentaristico.

Guestbook