giovedì 20 novembre 2008

All’ombra del passato


“La vita non è ciò che accade ma ciò che facciamo con ciò che ci accade”

Come un albero affonda le proprie radici nel terreno per cercarvi solidità, anche l’uomo si affida al passato per vivere il presente. Pensavo a questo, mentre Irena (Ksenia Rappaport) varcava il cancello che le restituiva libertà e, forse, la giusta dignità. Siamo il risultato di quello che scegliamo, o quello che tentiamo di scegliere, il resto è sorte.
Irena non ha scelto di soffrire ma i sentieri che ha intrapreso nel passato l’hanno portata sino alla soglia della disperazione, aggrappata alla fievole speranza di ritrovare ciò che anni prima le era stato brutalmente strappato.
Trieste (fotografata accuratamente da Fabio Zamarion) appare grigia e malinconica ma sincera. I suoi cittadini non nascondono diffidenza verso l’ignoto, a costo di chiudersi in un mondo di amara consuetudine e l’arrivo di Irena (una ragazza ucraina, il cui passato scorre ai nostri occhi di testimoni a sporadici fotogrammi quanto basta per comprenderne l’agghiacciante realtà) stravolge dapprima la vita del portiere (Alessandro Haber) e, successivamente, quella di un quartiere.
La pellicola si serve di un fiorente cast di personaggi noti (da Claudia Gerini a Pierfrancesco Favino) e ne esalta la sconosciuta bravura di Ksenia Rappaport. E’ lei a cadenzare la ritmica del film, che si snoda in un crescendo incessante di tensione e violenza; trasforma così quella che credevo fosse una (silenziosa) denuncia all’immigrazione in un totale (ed unico) dramma dalle atmosfere inquietanti.
Ksenia è abilissima a trasmettere disagio e solitudine, tanto che il nostro inopportuno (pre)giudizio nato nei primi minuti e poi maturato in alcuni piccoli episodi a venire, si scioglie in un sentimento di colpevolezza. In tutto il susseguirsi della trama, infatti, quello che pareva un quadro chiaro della vicenda si copre di un fitto mistero e (com’è normale che sia) capiamo che c’è qualcosa di molto profondo. Qualcosa che ha a che fare con un remoto mai dimenticato.
La pellicola alterna scene violente, crude e per questo amare a istanti di inconsapevole dolcezza. Consente di prendere ampi respiri, prima di entrare in apnea. Questo trascina lo spettatore in un turbine di sensazioni contrastanti: emoziona, commuove, “stropiccia”, mette a tappeto e poi risolleva. Qualche passo incerto nei minuti conclusivi, come si camminasse su un terreno cedevole. Ma in sostanza, un film nostrano di cui andarne decisamente fieri.

Per quanto mi riguarda, necessitavo di lasciarmi alle spalle una giornata stanca e Tornatore, con un’intensità insolitamente forte, mi ha coccolata.

Trama
Irena (Ksenia Rappaport), dopo un passato tormentato in Ucraina, pare cerchi fortuna nel Nord _ Est dell’Italia. In realtà, questo viaggio, ha un movente preciso. Qualcosa che ha a che fare con i suoi errori di donna cresciuta troppo in fretta.

Citazioni
- Irena (Ksenia Rappaport) "Si può avere un sogno in mezzo a tanti incubi?"
- Irena "Mi sento in uno di quei posti dove si cammina si cammina e sei sempre al punto di partenza e non si sa dove si esce se si esce e ogni passo che fai è un errore. Io ne ho fatti tanti di errori, una vita non mi basta per pagarli tutti e credere che ad una come me alla fine dei conti poteva esserci un futuro. Quella è stata la mia colpa più grande"
- Irena "Solo per quersto merito di morire, non per quell'animale. Lo rifarei di nuovo, non ho rimorsi, solo paura perchè credevo di avere chiuso con il mio passato. Ma si vede che il mio passato non ha chiuso i conti con me"
- Irena "Così mi racconterai come ci si sente a diventare donne" - Tea "Penso già di saperlo" - "Io sono stata distratta nella mia vita, non me ne sono accorta"

Carta d'identità
Titolo originale:
Data di uscita (in Italia): La sconosciuta
Genere: Drammatico
Durata: 115'
Regia: Giuseppe Tornatore
Cast: Claudia Gerini, Michele Placido, Margherita Buy, Alessandro Haber, Piera Degli Esposti, Pierfrancesco Favino, Angela Molina, Clara Dossena, Ksenia Rappoport
Da vedere: dunque, merita una carrellata di curiosità: 5 David di Donatello 2007: Miglior film,Miglior regista, Migliore attrice protagonista,miglior direttore della fotografia, miglior musicista;
3 Nastri d'argento 2007: Miglior regista, migliore attore non protagonista (Alessandro Haber), migliore musica.
Musiche: Ennio Morricone.
Non vi è sufficiente?! Imperdibile. E italiano.

lunedì 17 novembre 2008

Sta tutto… nel principio di indeterminazione

Ed Crane (Billy Bob Thornton) "I capelli... ti fai mai delle domande?" - "Che vuoi dire?" - "Non lo so, è che continuano a spuntare, continuano a crescere" - "Per nostra fortuna, non credi?" - "No, non capisci. Continuano a crescere, sono parte di noi e noi li tagliamo e li buttiamo. Raccoglierò questi capelli e li butterò nel secchio. E così si mischieranno all'immondizia" - "Mi spieghi di che diavolo stai parlando?" - "Non lo so, lascia perdere"

Più ti ostini ad osservare qualcosa, più ti allontani dal suo vero significato. In parole semplici, questo enuncia il suddetto principio.
E non diventa, dunque, necessario domandarsi il perché ogni film dei fratelli Coen ti colpisce a muso duro. Seppur tu, spettatore fedele, sia preparato ad un improvviso sgambetto, ad una virata, ad un omicidio (brutale, sempre con quel sapore amaro della veridicità) resterai col fiato corto. Senza eccezioni, non avrai scampo. Mentre scorrono i titoli di coda, cerchi invano di sciogliere l’adrenalina che scorre nelle vene interrogandoti in quale punto esatto della trama, il tutto, ha iniziato a sfuggire al tuo controllo.
Poiché in ciascuna trama “coeniana”, il ritmo pressoché normale dello scorrere della pellicola si fa improvvisamente travolgente, senza alcuna via di fuga se non quella dell’inevitabile coinvolgimento universale.
L’uomo che non c’era” si caratterizza immediatamente con la scelta del bianco e nero, seppure sia datato 2001: capiamo subito che questo rafforza le ambientazioni (viaggiamo all’indietro nel tempo, sino agli anni ’50) ma soprattutto fortifica i tratti duri del protagonista, Ed Crane (Billy Bob Thornton): un uomo triste, chiuso nel suo mondo silenzioso, fantasma del suo stesso presente. Gli straordinari sguardi profondi persi nel vuoto (uno su tutti, il fotogramma conclusivo, nel quale oramai il destino è scritto e non più sconosciuto), i suoi silenzi prolungati e la calma che si crea intorno ad esso come un’aurea spenta, al momento dell’esplosione viva della vicenda rendono il tutto incredibilmente sorprendente.
Una certezza, oramai limpida, è la bravura di Frances McDormand, stavolta nei panni della moglie del barbiere e vittima incolpevole di un ingranaggio inceppato. Spazio anche per un’interprete oramai affermata ma qui alle prime armi, Scarlett Johansson che, nonostante l’innocente giovinezza, trasmette una delicata femminilità ora arma seducente dei suoi copioni.
E’ caricaturale, ma onestamente attendibile, la baldanza con cui viene rappresentato l’avvocato Riedenschneider, un classico personaggio creato dalle menti di Joel ed Ethan ed illusoria salvezza per un dramma surreale, carico di tensione in un indiscutibile stile noir.
I giochi di luce, momenti cupi alternati a quelli abbaglianti, assemblati perfettamente al decorrere della vicenda ricreano un’atmosfera che si espande al di là dello schermo: ogni elemento, ogni sensazione, ogni immobilità si carica di una particolare eccitazione che, al concludersi del film, resta sospesa nell’aria. Come un pulviscolo inattaccabile.
E niente e nessuno, può spezzare questa magia. I loro film appesantiscono il bagaglio emozionale. Ed anche quando i turbamenti si diradano, resta qualcosa dentro. La bellezza è eternità.
Solo e unicamente, fratelli Coen.
Trama
California, anni ’50. Nel boom economico del dopoguerra, Ed Crane (Billy Bob Thornton) vive la noiosa routine facendo il barbiere nel negozio di famiglia. La moglie Doris (Frances McDormand) è invece contabile in un emporio in proprietà del ricco “Big Dave"(James Gandolfini). Ed, insospettito dalla complicità fra la moglie ed il suo datore di lavoro e abbandonato in un mondo di quasi assoluto silenzio, coglie al volo un’occasione di affari: un paffuto imprenditore (Craighton Tolliver - Jon Polito) gli offre l’apertura in società di una tintoria dotata di lavaggio a secco. Rivelatasi (come è ovvio) una truffa, Ed si vedrà coinvolto in rovinosi avvenimenti concatenati che porteranno la sua vita in un labirinto senza uscita.
Citazioni
- Ed Crane (Billy Bob Thornton) "Io non parlo molto, taglio solo i capelli"
- Fratello di Ed "Anche loro si infilano i pantaloni una gamba per volta come te e me e vanno anche loro al cesso nonostante questo lusso"
- Ed, parlando della moglie Doris "Dopo due sole settimane suggerì che avremmo potuto sposarci; io le dissi "Non vuoi conoscermi più a fondo?" E lei "Perchè, migliora qualcosa?". Mi guardò come si guarda uno scemo ma la cosa continua a non ferirmi. In fondo aveva ragione, ora non ci conosciamo meglio di prima ma ci conosciamo abbastanza bene"
- Avvocato Riedenschneider (Tony Shalhoub) "A volte più guardi e meno conosci"
- "Il tempo rallenta prima di un incidente per ciò ebbi il tempo di pensare a quello che una volta mi aveva detto un becchino che i capelli crescono ancora per un po' dopo che muori e poi si fermano. Mi chiesi cos'è che li fa crescere? E' come la Terra per le piante? Che cos'è che ad un certo punto abbandona la Terra? L'anima? E quand'è che i capelli capiscono che se n'è andata?"
- "Bè era come osservare un labirinto da lontano, mentre ci sei dentro procedi senza pensare, svolti dove credi di dover svoltare, sbatti il muso in fondo ai vicoli ciechi e vai avanti così. Ma appena te ne allontani tutte quelle curve e quelle svolte compongono il disegno della tua vita, è difficile da spiegare ma vederlo nel suo insieme procura un senso di pace"
- "Non so cosa troverò oltre il cielo e la terra, ma non ho paura di partire. Forse le cose che non capisco saranno più chiare come quando la nebbia si dirada. Forse Doris sarà lì e forse le potrò dire tutte quelle cose che qui non hanno parole"
Carta d'identità
Titolo originale: The man who wasn't there
Titolo italiano: L'uomo che non c'era
Data di uscita (in Italia): 30 Novembre 2001
Genere: Drammatico
Durata: 116'
Regia: Joel Coen, Ethan Coen
Cast: Billy Bob Thornton, Frances McDormand, James Gandolfini, Scarlett Johansson
Da vedere: è personalmente la conferma che, ogni film “coeniano” non visto, è un’emozione in meno.

giovedì 6 novembre 2008

L'ultimo atto d'Amore

Questo racconto è un viaggio; un viaggio verso un buio recondito che non induce a speranza. E’ la storia di un immenso Amore trascinato nell’oblio dal morbo di Alzheimer: un incantesimo lungo quarantaquattro anni spezzato da questa malattia progressiva che sgretola, uno ad uno, i ricordi e le emozioni.
Il Canada è il primo colpo d’occhio che smorza il fiato. Paesaggi innevati e silenziosi attirano lo spettatore verso un clima di pace e solitudine. Pare che questa calma quotidiana sia cornice di un Amore completo che accomuna Fiona e Grant, i due protagonisti. Ci rendiamo conto immediatamente che i due vivono uniti da un’affinità complice colma di umorismo e tenerezza. I dissapori (pochi) sono celati dalla gioia di condividere il tempo che passa.
In secondo luogo, attrae (è la parola esatta: è inevitabilmente ammaliante) l’eleganza di Fiona, che non poteva altro che essere Julie Christie ad interpretarla: un incanto senza età, che non perde la sua bellezza nemmeno quando la patologia le ruba anche l’ultimo consapevole sorriso.
Lontano da lei” è il primo film della giovane Sarah Polley, eppure non trasmette nessuna incertezza: dialoghi molto controllati, luci e colori opportunamente miscelati e soprattutto apprezzabile la delicatezza con cui lo spettatore viene inghiottito dalla drammaticità degli eventi. Senza strattoni improvvisi, con accurata sensibilità, con una finezza consona all’atmosfera che si viene a conoscere. Straordinari i primi piani dei due protagonisti: quando Fiona è oramai completamente sprofondata nell’incoscienza è lo sguardo di Grant (Gordon Pinsent) a riempire i silenzi: amorevole, premuroso e ferito.
Una trama straordinaria per una visione semplice ma profondamente commuovente. Sono stata colta da spasmi di pianto nel momento in cui i due coniugi hanno preso coscienza dell’imminente e forzata separazione: percorrendo quell’autostrada familiare alla ricerca degli oramai vaghi ricordi, in quel letto sconosciuto nella loro ultima unione di corpi, su quel foglietto dalla calligrafia incerta dove Fiona lascia al marito un’eredità di passione e sincerità.
L’ultimo fotogramma che ha come sfondo la luce bianca che invade la finestra, ha come protagonista l’ultimo atto d’Amore: un unico istante di lucidità per questo infinito Amore che vivrà nel tempo senza il bisogno della memoria.

Una pellicola che mi ha fatto pensare moltissimo a mia nonna, scomparsa circa un anno fa per un improvviso malore. Era per me un periodo di felicità autentica che questa morte improvvisa ha spezzato. Di lei non ricordo certo la medesima eleganza di Christie, ma custodisco nel cuore quell’enorme bontà che mi ha insegnato. E quel sorriso di sincerità, al quale dedico questo post.

Trama
Fiona e Grant vivono una Amore felice da quarantaquattro anni. Gradualmente, Fiona, mostra segni di confusione che, con il passare del tempo, divengono veri e propri attimi di smarrimento. Quando le viene diagnosticato il morbo di Alzheimer, i due coniugi, affrontano la malattia insieme, senza abbandonarsi mai.
Citazioni
- Grant (Gordon Pinsent) "Non ho mai desiderato stare lontano da lei, era così piena di vita"
- Fiona (Julie Christie) "A volte c'è qualcosa di affascinante nell'oblio"
- Fiona "E' che certe volte mi ritrovo ad andare in giro in cerca di qualcosa che so essere molto importante ma non riesco a ricordare di cosa si tratti e una volta che l'idea è persa, è persa per sempre. Resto lì a pensare cercando di ricordare cos'era di tanto importante un momento prima. Chissà, forse sto cominciando a scomparire"
- Paziente ricoverata "Guarda un po' questo signore, è niente male. Mi scusi lei è un seduttore?" - Grant "Sì, sono stato un seduttore, diciamo" - "Che monellaccio" - Direttrice "Il Signore è quì per sua moglie, Lisa, comportati bene" - "Ah, me lo dovevo immaginare: alla nostra età è una megafregatura. Ormai i seduttori sono tutti accasati o morti... morti più che altro"
- Direttrice "Questa è l'ala delle cure intensive, è quì che trasferiamo i pazienti quando la cura è progredita" - Grant "Interessante scelta di parole" - "Le mostro qualche stanza" - "Non credo sia necessario, mia moglie non progredirà fino a questo piano"
- Grant "Quel posto non mi piace" - Fiona "Io non credo che dobbiamo cercare un posto che ci piace, non riusciremo mai a trovarlo. L'unica cosa a cui dobbiamo aspirare è un po' di serenità"
- Fiona "Che idea ti dò?" - Grant "Un'idea vaga e sincera"
- Grant "E' come se tanti interruttori in un grosso edificio si spegnessero uno ad uno"
- Grant "Le persone si sentono sole specie se non possono vedere qualcuno a cui tengono molto"
- "Non è mai tardi per diventare quello che vuoi essere"
Carta d'identità
Titolo originale: Away from Her
Titolo italiano: Lontano da lei
Data di uscita (in Italia): 15 Febbraio 2008 - Nominations Oscar 2008
Genere: Drammatico, Romantico
Durata: 110'
Regia: Sarah Polley
Cast: Julie Christie, Michael Murphy, Gordon Pinsent, Olympia Dukakis, Kristen Thomson, Wendy Crewson, Alberta Watson, Thomas Hauff
Da vedere: perché in questa pellicola, c’è tutto l’Amore possibile. Dolce e amaro.

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