venerdì 8 maggio 2009

I "Noi" là fuori


"Se una pallottola dovesse entrarmi nel cervello, possa questa infrangere le porte di repressione dietro le quali si nascondono i gay nel Paese.Se una pallottola dovesse entrarmi nel cervello, possa questa infrangere le porte di repressione dietro le quali si nascondono i gay nel Paese"


"40 anni e non ho fatto nulla di cui essere orgoglioso"


Harvey Milk è l’ennesima consacrazione di un Artista senza imperfezioni. Non chiedetemi di rimanere imparziale di fronte a Sean Penn. E’ come chiedere ad un aquilone di non seguire il vento. E’ come guardare un’alba senza rimanerne stupiti. Se la bellezza davvero esiste, prende forma nella bravura di Sean Penn.
Non posso recensire la perfezione, ogni pensiero la renderebbe banale. Non chiedetemi di ingabbiare la bellezza in parole semplici. Ciascuna lettera, ogni parola e ancora frase ne ridurrebbe il senso profondo. Come si può descrivere il suo gesticolare, un’espressione del viso che rispecchia esattamente lo stato d’animo in cui dovrebbe trovarsi o le sue metamorfosi? Tutti tasselli straordinariamente allineati a modellare una bravura inarrivabile. Questo post non sarà un’usuale recensione, dunque. Oltre al (doveroso) tributo all’attore che mi ha avvicinata alla settima Arte in un modo così intimo ed inalienabile, vi è una comunicazione ufficiosa. Una presa di coscienza, forse revocabile ma comunque necessaria. Voglio essere sincera con Voi, sempre.
Questo post è dedicato a coloro che, nella frenesia quotidiana, hanno ancora la forza di sostenere un sogno. Di dar voce ai desideri e di cercarne di nuovi ad ogni risveglio. Proprio come Milk, il primo consigliere comunale dichiaratamente gay che ha lottato con speranza ed abnegazione per i diritti degli omosessuali. Ad ogni desiderio realizzato, ve n’è uno successivo che lo sostituisce. La sete di ambizione permette all’uomo di vivere con virtù.
Se i sogni restano tali, allora non sono sogni. Il mio era quello di arrivare a Voi attraverso la mia emozione. Mediante la mia umile vena artistica, volevo raggiungerVi sentendomi un poco speciale. E così è accaduto. Le vostre E-Mail, i commenti pubblici e no sono e saranno un continuo sostegno per un sogno che ha appena preso il volo ma che, per un sentimento personale, ha bisogno di fermarsi. Ogni viaggio ha le sue incertezze. Ogni ingordigia ha la sua sazietà.
Sono di fronte ad una scelta difficile e necessito di nuovo della Vostra collaborazione. Accogliete queste mie parole con la medesima autenticità con cui sempre ci siamo “incontrati”. Sean Penn, stasera, mi ha fatto riflettere sul bisogno che ho di emozionarmi. Ma con l’integrità di me stessa, senza avvertire il vincolo di stringere in una morsa fatta di parole le mie sensazioni.
Ho bisogno di noleggiare una pellicola ogni notte, senza quella stretta alla gola che è la responsabilità di questo meraviglioso Mondo parallelo che si è venuto a creare fra Noi. Questa “Finestra” mi ha spalancato verso una dimensione che mi intimoriva. L’ignoto ed il remoto mi scuotevano, ora fanno parte di me. Attraverso questo Blog ho “sfiorato” visi di cui non conosco identità, ho ricevuto consensi e gratitudine da chissà quale altra fetta di quotidiano. E’ uno “scambio” di cui non farei a meno mai, mi appartiene e lo custodisco gelosamente.
Questo post è dedicato a quei “Noi” che con coscienza e irrazionalità amiamo i cinque sensi. Che riconosciamo le sensazioni e non le minimizziamo per paura di indebolirci. Ai fragili che sono fieri di questa debolezza. Agli artisti, piccoli e grandi, che prima di tutto scelgono di interpretare loro stessi. A chi come me, si è fermato a riflettere troppe volte. A chi ha il coraggio ogni giorno di riaccendere la speranza. A chi, a piccoli passi, ha fatto grande il mondo. Questo post è dedicato all’Amore grande che ho provato e che non proverò mai più. Al dolore di averlo perduto e all’orgoglio con cui lo porto dentro. Quando una persona ti si conficca nel cuore se la lasci andare si porterà via un pezzo di te. Agli Amici che sono accanto a me, ogni giorno. A quelli che non lo sono, ma il semplice pensiero ci unisce. A chi, nell’ombra, mi legge e non lo ha mai detto. A chi timidamente mi sostiene. A chi a gran voce mi sorregge. Alla mia famiglia perché sono coloro che amo più di tutto. Agli sconosciuti a cui non ho dato la giusta importanza. A chi mi emoziona. A Sean Penn perché è il mio mito.
Questo Post è dedicato ai Vostri occhi e al Vostro cuore che, nella semplicità, mantengono in vita la mia “Arte”. Mi prendo una pausa per riflettere, per il bene dei miei occhi stanchi. Per ora è giusto così.
{a meno che, Sean Penn, non venga sotto la mia finestra con megafono e corteo a chiedermi di continuare a scrivere}


Con autentico Affetto.
Chiara


“Sappiamo bene che non si può vivere di sola speranza, ma senza la speranza la vita non vale la pena di essere vissuta”

mercoledì 6 maggio 2009

Lampi di genio (capitolo 9)


Puntata andata in onda il 01 Febbraio 2009

- House (Hugh Laurie) “Tredici infila un ago nella zona pelvica della tua amichetta… no, guarda che non è una metafora… succhiale un po’ di midollo osseo… questa invece lo era”
- House, si accomoda sul divano di Wilson “Non mi sedevo qui da almeno quattro mesi… c’è ancora la forma delle mie chiappe”
- La paziente ha evidenti impedimenti alla lacrimazione “Le servirebbe una storia strappalacrime, mi spiace non ho avuto tempo di passare da Wilson”
- Paziente “Allora io guarirò” – House “Metilpredinsolone per tenere sotto controllo la Sjögren e lacrime artificiali per vivere questo momento con il massimo del pathos”
- Kutner (Kal Penn) “Un fattore genetico” – House “O?” – “Tredici” (Olivia Wilde) “Se conosce già la risposta ci può dire qual è?” – House ”Non conosco la risposta il che ci riporta a “O?” “
- House volontariamente versa qualcosa sulla spalla della Cuddy (Lisa Edelstein) “Ehi, ma cosa fai?” – House “Vomito di neonato, in maternità distribuivano campioni gratuiti”
- House “Vorrei il tuo consiglio” nel dire questo getta la cartella clinica sulla scrivania, Wilson (Robert Sean Leonard) senza nemmeno aprirla “Non è cancro” – “WOW! Sai anche rimuovere le milze con il pensiero?”
- Wilson in una metafora “Tu ti senti minacciato perché lei va alle superiori e ti lascia indietro a ripetere la III media” – House “Va a letto con l’insegnante di scienze per avere il diploma”
- House “Il paziente perde sangue da ogni orifizio, potrebbe essere un problema vascolare”- Kutner “Vasculite” – “Se avessi detto infiammazione alla prostata tu avresti detto PROSTATITE?”
- Taub (Peter Jacobson) “Anche se fosse così ha bisogno di un trapianto di rene” – House “Fate i test alla figlia” – “Ha 12 anni” – “Con un rene piccolo non farà molta pipì… perfetto per i viaggi in macchina”
- Cuddy “House ti ha spiegato che in tutti gli interventi ci sono dei rischi? Potresti morire…” – House “E se non lo fai, morirà tuo padre” – “Smetti di farle pressione” – “Scusa. Papà scoppia di salute ma voglio che tu gli regali un rene perché è fico che ne abbia tre”

Poi ho perso il conto delle puntate ultime
- House "Chiunque odierebbe l'umanità dopo che gli hanno sparato. Solo un grand'uomo la odierebbe a prescindere"
- House "E' stato solo un bacio" - Cuddy "C'è una spiegazione" - "Sì, quelle due cose nel reggiseno... immense"
- House "Scusa, c'è più campo se te ne vai"
- Cuddy "Stai bene?" - House "Sì, non serve parlare" - "Alla mano" - "Curioso, di solito non mi vengono mai le estigmate prima di Pasqua"
- House "Perchè non vai in un videonoleggio e dici a tutti che Kevin Spacey è Keyser Soze? Fra parentesi, il finale non ha senso"

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