lunedì 29 ottobre 2007

L’instancabile detective McClane


Willis come Highlander. Ma va bene lo stesso.
Perché in tutto quel marasma americano, dove le automobili vengono catapultate a distruggere elicotteri e la tecnologia supera qualunque frontiera, dialoghi taglienti e ingegnosi tengono in piedi “baracca e burattini”.
L’ultimo (lo sarà davvero?) capitolo della serie “Die Hard” – che circa vent’anni fa ha consacrato il talento di un “certo“ Bruce Willis (era il 1988)- si spinge ben oltre il limite del verosimile, sino a toccare la soglia del caricaturale. Eppure, seduta lì, mi sono divertita un mondo. Pur essendo consapevole dell’immortalità dell’eroino tutto pistole e sarcasmo (ma di quello pungente, di cui non si è mai sazi), era inevitabile non provare sensazioni apprensive (insomma, in più occasioni mi sono trovata a pensare “E ora che fa? Ha una pistola puntata alla tempia, nessuna possibilità di scampo, nessuno che lo venga a salvare… non gli rimane altro che morire…”), c’è mancato poco che mi mettessi a seguire i suoi movimenti (vi immaginate? Rotolarmi sulla moquette della sala o sterzare un camion invisibile?)! L’ho trovato un film coinvolgente sia dal punto di vista emotivo sia fisico. Questa caratteristica lo ha reso convincente, nonostante la trama avesse il solito “pazzo” nemico imprendibile, che dopo aver fallito il “piano A”, ciò che gli rimane è sterminare la famiglia di McClane, come se fosse un degno premio di consolazione. Inoltre, a far da spalla a Willis, c’è un ragazzino (Justin Long) inesperto ma dalla mente acuta, un giovane dalle mille risorse, divertente e maldestro al punto giusto.
E poi c’è lui, l’indomabile Bruce, che si porta appresso 52 primavere (e forse anche qualche chiletto in più) e la consueta “stanchezza” negli occhi (che tanto mi piace), ma malgrado questo non arranca e non decade nella scontata goffaggine (come, invece, è avvenuto a qualche collega (quasi coetaneo) alle prese con altrettanto attesi sequel). Lunga vita al physique du role e all’espressione “acchiappa femmine” in puro stile Bruce, che gli resta “appiccicata” anche quando intorno precipitano grattacieli e crollano autostrade.
Ma chi diavolo ce l’ha messo Edoardo Costa in questo film? Uno che "vanta" di una partecipazione a “La fattoria” può recitare con Bruce Willis?

Trama
Gli Stati Uniti sono in pericolo terrorismo: il cyber-terrorista Timothy Olyphant (Thomas Gabriel) organizza un colpo di Stato mandando in tilt dapprima il traffico stradale, poi la borsa di New York ed infine le risorse primarie (luce, acqua, energia), l’obiettivo è quello di prelevare ingenti somme di denaro allo Stato. Matt Farrell (Justin Long), è un giovane hacker che in qualche modo sembra coinvolto in questa storia. Il compito dell’irriducibile detective John McClane è quello di portarlo in Centrale per un interrogatorio, ma naturalmente qualcosa va storto: gli scagnozzi di Olyphant, infatti, sembrano intenzionati a togliere di mezzo il ragazzo, senza mezze misure. Ostacolo che non impensierirà, certo, un “duro” come McClane.

Citazioni (delle vere chicche)
- John McClane (Bruce Willis) alla figlia "Lucy McClane!" - Lucy "Io non mi chiamo McClane, mi chiamo Gennaro"
- Matt Farrell (Justin Long) "Hai visto che volo?" - McClane "L'ho lanciato io!"
- Farrell "Da quando non accendi la radio per ascoltare musica moderna? Da quanti decenni? Michael Jackson era ancora nero?"
- McClane "Ho avuto un gran culo eh?" - Farrell "Hai abbattuto un elicottero con una macchina!" - McClane "Avevo finito le pallottole!"
- Farrell "Io ho creato un codice ed ora il mondo va in pezzi"
- Dopo uno scontro fisico con una donna, McClane "Adesso hai rotto con questo CAZ.. di Kung Fu!"
- "Vattene questa è casa mia!" - McClane "O mi dici quello che voglio sapere o ti ci sparo in casa tua!"
- Farrell "Ehi, abbiamo un piano o una strategia..." - McClane "Sì, trovare Lucy e ammazzarli tutti"
- Timothy Olyphant (Thomas Gabriel) "Mi sto facendo il culo qui, John" - McClane "Allora stringilo bene perchè ti sto portando l'assegno!"
- McClane osservando l'uomo che lo sta seguendo "E questo chi è? Spider-Man?"
- Lucy (figlia di McClane) "Ragazzo, prova a cercare tra i pantaloni se trovi un paio di palle che ti serviranno presto" - Farrell "Brava, il tuo modo di parlare somiglia a quello di qualcuno, è pelato..."
- Lucy "Ti sei sparato da solo!" - McClane "Mi è sembrato geniale... sul momento"
- McClane "Lo sai che le ragazze amano delle cicatrici" - Farrel osserva Lucy, poco distante da loro, McClane accorgendosi del fatto "NO: Tranne lei" - Farrel "Ti ha detto qualcosa di me perchè sai... mi da dei brividi" - McClane "No, è solo l'effetto della morfina"

Carta d'identità
Titolo originale: Live Free or Die Hard
Titolo italiano: Die Hard - Vivere o morire
Data di uscita (in Italia): 26 Ottobre 2007
Genere: Azione, Avventura
Durata: 130'
Regia: Len Wiseman
Da vedere: impossibile resistere al fascino di Bruce Willis (e al suo lato beffardo). Come fa ad essere sempre così affascinante? Irriducibile.

mercoledì 24 ottobre 2007

Fermate quest'uomo!


... perchè potrebbe essere la causa di una (mia) "grave" dipendenza...
... potrei avere una crisi d'astinenza dal suo (irresistibile) "humor all'inglese"...
quest'uomo ha la grande capacità di emozionarmi SEMPRE.
Scrive, recita, suona il piano, tutto con la stessa passione (e talento)... e fa ridere, ridere di gusto!

Mi "ritaglio" questo piccolo spazio, per ringraziarlo (seppure non potrò raggiungerlo personalmente). I Mercoledì sera, hanno un sapore particolare in sua compagnia. Soprattutto in questo periodo. ;)

E ne approfitto anche per informarvi (per chi non lo sapesse già) del prossimo impegno di Laurie. Lo vedremo infatti al cinema (nel 2008) in "Night Watch" (tratto da un romanzo di James Ellroy, per la regia del semi-esordiente David Ayer) nei panni di un ufficiale di Polizia chiamato ad indagare su un collega accusato di corruzione (Keanu Reeves). Appuntamento interessante, no?
Lampi di genio
Eccovi alcune battute del sarcastico Dottor House:
- Foreman "Non riuscivo a contattarti. Dovresti ricaricare il cellulare ogni tanto" - House "Si ricaricano? Io pensavo che bisognasse comprarne uno nuovo"
- Cameron "Cosa ne pensi del sesso?" - House "Beeeh, potrebbe essere complicato, lavoriamo insieme, io sono più vecchio, ma magari ti piaccio!" - Cameron "Dicevo che forse ha la neurosifilide..." - House "Tzè, bella copertura!"
- House "È stato comunque colpito da una pallottola" - Cameron "Gli hanno sparato?" - House "No, gliel'hanno tirata!"
- House "Ho la vescica piena e non mi farei problemi ad usarla!"

Puntate andata in onda il 24/10/2007
- Cuddy (Lisa Edelstein) "Non sei spiritoso" - House (Hugh Laurie) "Non posso sempre ridere!"
- Ragazzino "Cos'è un'estensione pastorale?" - House "Un tizio che è stato violentato dal cugino di un prete!"
- Cuddy "La paziente va all'asilo" - House "Caso meno noioso, se non è una nonna ripetente da una vita!"
- "Controllate le ginocchia!" [Chase (Jesse Spencer), Cameron (Jennifer Morrison) e Foreman (Omar Epps), restano immobili e lo fissano sbigottiti] House "Quelle cose nodose in mezzo alle gambe!"
- House "EHI! Volete che vi annaffi con un idrante!"
- House "MAI è soltanto "IAM" letto al contrario"

lunedì 22 ottobre 2007

Un topolino in cucina


Il termine “Ratatouille” è un gioco di parole fra “ratto” ed “intruglio”.
Il suo vero significato è di origine culinaria ed è la combinazione di verdure cotte a vapore.
Un piatto semplice, genuino e rapido.
Ma dietro a tanta naturalezza, si possono provare intense emozioni.
Lo ammetto, sono un’inguaribile amante de “Gli incredibili”. Un Dvd che riscopro ogniqualvolta lo inserisco nel lettore: mi affascina, mi stupisce e soprattutto mi diverte.
Mi piace osservare quanto poco si discosta dalla realtà, in ogni dettaglio, anche il più piccolo: dalla capigliatura, ai movimenti, alla straordinaria espressività. Mi incanta sapere che tanta finzione è così vicina alla verità. In queste pellicole, anche la situazione più assurda (nella nostra quotidianità), sembra diventare normale.
E poi c’è LEI: Edna Mode, la sarta dei supereroi, con la voce di Amanda Lear e la camminata “paperonica”. Insuperabile in tutta la sua originalità.
Dunque, il raffronto è stato inevitabile. Ed anche se ritengo “Gli incredibili”, il film d’animazione per antonomasia, il piccolo topo chef ha superato l’esame a pieni voti.
I personaggi principali sono due, e due sono i punti di vista dei quali siamo spettatori: il mondo normale di un giovane sguattero (Linguini), fatto di licenziamenti, sconfitte e timidezza, ed il “gigantesco” mondo del topino (Remy), fatto di soffitte, polvere e desideri. Il primo alla ricerca di un lavoro che lo porti a condurre una vita comune a chiunque altro, il secondo all’inseguimento di un sogno che lo possa rendere diverso dai suoi simili. Protagonisti di due vite completamente differenti, si ritroveranno coinvolti in un’amicizia magicamente insolita, ove l’uno non potrà più rinunciare all’altro.
Caratteristica rimasta intatta al lavoro precedente, è l’inventiva con la quale vengono rappresentati i personaggi: uno su tutti, il capo chef Skinner: la piccola statura (tanto che, per arrivare al banco di lavoro, si serve di una scaletta) contraddice una personalità arrogante e cinica (tanto per ricordare, la superbia di chi comanda). Tutto questo, mi ha ricordato la mia amata Edna!
Inoltre, il critico di cucina, Ego. Un uomo dall’inquietante magrezza, dallo sguardo vitreo e dal colorito prossimo al cadaverico. Con dita lunghe ed affusolate come coltelli. Mi permetto anche di rivelarvi un arcano: ho avuto la (tremenda) sensazione che questo personaggio non sia del tutto immaginario, ma che il creatore si sia profondamente ispirato ad un senatore (a vita) italiano (non farò cognomi, ma un “certo” Giulio vi dice qualcosa?).
E poi ci sono le emozioni suscitate dagli occhioni dolci di Remy, le zampette ed il nasone rosa che lo rendono quasi “umano” e soprattutto il desiderio di credere nei sogni. Considerarli possibili e non solo uTOPIstici (permettetemi il gioco di parole), ci insegna qualcosa. Se chiunque può cucinare, altrettanto vale per la “costruzione di castelli in aria”, no?
Intanto che metto in piedi il cantiere… si può adulare un personaggio irreale?
Trama
Dopo una movimentata fuga dall'anziana proprietaria (evidentemente scontenta dei propri coinquilini) della soffita occupata "abusivamente", Remy (un piccolo topo sognatore) si riscopre solo. Risalendo le fognature dove si era rifugiato, si trova davanti al "Gusteau", il ristorante che aveva sempre sognato. Remy, infatti, non è un topo qualunque ma è dotato di un olfatto sopraffino che gli permette di unire cibi e sapori diversi, per questo il suo desiderio più grande è quello di diventare un cuoco. Con coraggio e determinazione (e tanta immaginazione), il simpatico topolino riuscirà ad entrare nella cucina dove incontrerà Languini, un giovane e sfortunato sguattero. Con l'energia di questa inusuale amicizia, riusciranno a concretizzare sogni e scoprire anche molto altro.

Citazioni
- "Non tutti possono diventare grandi artisti, ma il grande artista può trovarsi ovunque"
- Emile ("fratellino" di Remy) "Tu... leggi?" - Remy "Non eccessivamente" - Emile "E papà lo sa?" - Remy "Ci si potrebbe riempire un libro delle cose che papà non sa"
- "Nulla può fermare la forza dei desideri"
- Fantasma Gusteau a Remy "Il cuoco cucina, il ladro rapina e tu non sei un ladro"
- Languini a Remy "Non fare il modesto, sei una pantegana per la miseria!"
- Padre di Remy "Dove vai?" - Remy "Con un po' di fortuna... avanti"
- Colette "Detesto la modestia, è solo un altro modo di mentire"
- Capo chef Skinner "Un gomitolo di... di... qualcosa" - Avvocato "Lana?" - Skinner "Esatto"
- Ego "c'è più dignità in un'opera d'arte mediocre che in una mia stroncatura, che pur è divertente da scrivere per me e da leggere per voi".

Carta d'identità
Titolo originale: Ratatouille
Titolo italiano: Ratatouille
Data di uscita (in Italia): 17 Ottobre 2007
Genere: Animazione
Durata: 117'
Regia: Brad Bird, Jan Pinkava
Da vedere: perchè trasmette tanta (tantissima) tenerezza. Dolce.

mercoledì 17 ottobre 2007

La vendetta di Jodie


Jodie Foster, sa trasformare tutto in oro. Persino una pistola.
E se qualcuno, una volta, ha affermato che “la vendetta è un piatto che va servito freddo”, l’esempio che ci offre Neil Jordan va gustato, certo, ma senza troppe pretese.
Un film che, stando alle (mie) premesse, aveva tutto per meravigliare e che, al termine della visione, non ha stupito.
Non mi ha sorpreso perché Jodie Foster (lei, appunto) resta fra le interpreti femminili che non sbagliano mai. Recita con un’intensità, un’energia, una passione che poche donne al mondo sanno trasmettere. Recita come se le avessero ammazzato davvero una persona così importante. Come se fosse realtà, tutto quell’odio dentro. Come se fosse lì con noi, a raccontarci la prima volta che ha sparato ad un uomo incontrato in un supermercato. E noi, inevitabilmente, la ascoltiamo, la osserviamo, la viviamo con lo stesso piacere, ad ogni film.
Però, la pellicola in sé, si accinge ad enfatizzare il significato vero e profondo di “vendetta”. Da un regolamento di conti, infatti, si trasforma in imprese eroiche della nuova paladina della giustizia.
Come un Batman al femminile che si muove nella notte e ammazza i delinquenti, portando in salvo la gente indifesa. E stranamente senza mai lasciare traccia del suo passaggio. Parte centrale che, a mio avviso, avrebbe potuto incentrarsi sul recupero psicologico e fisico della donna, sulle indagini per scovare le identità degli aggressori, per esempio. Forse, a quel punto, il “castigo finale” avrebbe avuto un altro impatto sugli spettatori. Più sofferto e sentito.
Mentre scorrevano i titoli di coda, inoltre, si è fatto insistente un certo sapore amaro in bocca. Credo sia stato per via dell’atto conclusivo. Un vero peccato che non sia andata come credo la maggior parte di noi, si aspettava. Un gesto eroico di un poliziotto amico, ha invece minimizzato quello di una coraggiosa cittadina qualunque.
I punti a favore, per giustificare il mio voto, naturalmente ci sono (oltre a quello citato nelle prime righe): un cast (fra cui un divertentissimo Nicky Katt, nei panni del detective Vitale. Una ventata “di spirito” sporadico che giova al clima d’odio e paura che, giustamente, invade la sala) di buoni attori, per esempio, e la scena dell’aggressione (alternata fra l’occhio della macchina da presa vera e propria e la telecamera di uno dei bulli “armati” di pugni e idiozia) che lascia l’aria satura di silenzio, ove ogni spettatore resta col fiato sospeso per un paio di minuti, il tempo necessario per afferrare che il dolore che sentiamo non è dovuto alle botte, ma al coinvolgimento emotivo della scena. Immagini che ogni tanto tornano alla mente della protagonista e che fanno male, nello stesso modo, anche a noi.
Ad ogni modo, giustizia è fatta. E l’importante era proprio questo (oltre a ritrovare il cane).

Trama
Erica Bain (Jodie Foster) racconta storie di vita quotidiana, su un'emittente radiofonica newyorkese. La sua vita è fatta di piaceri e di dolori, proprio come qualunque cittadino, condividendo il suo mondo con David (Naveen Andrews ), il suo amato. Quella che sembra una vita come tante, all'improvviso si trasforma in un incubo: durante una passeggiata al parco i due vengono aggrediti da una banda di balordi. Dal tragico evento, Erica perde il compagno ma non la dignità. Acquistata una pistola illegale, decide che è opportuno farsi giustizia da sé.

Citazioni
- Erica Bain (Jodie Foster) "Io non sono una faccia, sono una voce"
- Erica ad un poliziotto "Voi siete i buoni perchè non ho questa sensazione?"
- Vicina di casa di Erica "Sono tanti i modi di morire, ma tu devi trovare il modo di vivere"
- Detective Vitale (Nicky Katt) "La sua fedina penale è più lunga del mio caz..." - Detective Mercer (Terrence Howard) "Allora vuol dire che è incensurato"
- Detective Mercer "Una delle tre pallottole non è andata a segno. Come te lo spieghi?" - Detective Vitale "O è presbite o ha una mira del caz..."
- Erica ad un criminale che ha l'ha intrappolata nella sua auto "Apri le porte!" - criminale "E se non lo faccio?!" - Erica "Sarò l'ultima "superfica" che vedrai"
- Detective Vitale "Le donne uccidono i mariti, i figli, i fidanzati... non uccidono così"
- Un ragazzo testimone, cerca di descrivere la donna che ha visto sulla metropolitana, ad una poliziotta che deve farne l'identikit "Aveva un bel culo... ma tanto non lo disegna il culo no?!"

Carta d'identità
Titolo originale: The brave one
Titolo italiano: Il buio nell'anima
Data di uscita (in Italia): 28 Settembre 2007
Genere: Azione, Thriller
Durata: 161'
Regia: Neil Jordan
Da vedere: perché davanti alla rabbia (e al dolore) di Jodie Foster, non ci si può tirare indietro. Rabbioso.

lunedì 15 ottobre 2007

Un giallo tutto italiano


Il silenzio squarcia la solitudine del lago.
L’odore dell’erba, il grigio del cielo, il fievole rumore delle acque tranquille. In mezzo a colori così freddi, il verde del prato sembra entrare con violenza nel campo visivo. E poi c’è lei, Anna. Un corpo pallido e nudo, riverso a terra in una posizione anomala, scomposta, senza vita.
Un’immagine forte, dolorosa, incredibilmente vera.
Un film così bello che pare di averlo vissuto in prima persona. Di aver respirato quegli odori, toccato quel corpo freddo, aver provato quella sensazione di disagio in un silenzio così reale, spezzato solo dal canto degli uccelli. Come se fossero loro a restituirci alle poltrone rosse, ricordandoci che è tutto finzione.
Ma qualunque sfumatura di questa pellicola, stupisce. Un paesino che assomiglia a mille altri, con la sua gente, i suoi problemi, i suoi segreti, vite che si uniscono e che condividono inevitabilmente ogni cosa, poiché i muri non sono così spessi da isolare e le distanze non così nette da dividere. Un ambiente troppo piccolo per sopportare il peso della coscienza.
Così, un omicidio inspiegabile (anche se poi, un delitto, non ha mai una spiegazione plausibile), stravolge la monotona quotidianità di un paese di montagna. Si apre così il cerchio scontato delle accuse, coinvolgendo dapprima il “matto” del paese (l’unico, che comodamente si può additare senza particolari rimorsi), passando poi per il fidanzato (che, come mostrano le cronache italiane, pare avere pur sempre un movente in più di chiunque altro) arrivando infine all’amante o la moglie dell’amante, vittima del tradimento.
Incriminazioni infondate, retroscena, segreti mai abbastanza intimi, il tutto visto dagli occhi del triste commissario Sanzio, interpretato da Toni Servillo in maniera magistrale. Un uomo sprofondato nella sua difficile vita privata, scortato costantemente da quell’ombra malinconica, senza però tralasciare quella determinazione che lo rendono un uomo sicuro, almeno nel campo professionale. Un attore che sa rendere importante un qualunque dettaglio, poiché mai recitato con noncuranza. Ma chiunque, in questa trama semplice, non è mai inserito casualmente. Tutti i tasselli compongono un puzzle da comporre con cura.
La pellicola ruota intorno ad una spirale efficacemente lenta, ricca di silenzi, di sguardi e di imperfezioni. Ma è stata tutta questa semplicità ad incantarmi. Da spettatrice, donna e da amante del grandeschermo.

Trama
Un piccolo paese della Carnia (Friuli) viene sconvolto dal ritrovamento, sulle sponde del lago, del corpo senza vita di Anna (Alessia Piovan- così bella, da dispiacersi del suo ruolo “muto”, ma estremamente espressivo), una giovane del posto. Un esperto commissario (Sanzio (Toni Servillo)), trasferitosi lì di recente, viene chiamato ad indagare sul caso, ritenuto immediatamente inspiegabile.
Inizia così una lunga catena di scrupolose ricerche e di deboli indizi, che coinvolgeranno fatalmente tutta la comunità.

Citazioni
- Sanzio (Toni Servillo) "I matti sono tutti buoni, fino a che non diventano cattivi"
- Sanzio "Da cosa si capiva che il serpente del lago l'ha guardata negli occhi?" - Mario (il "matto") "Perchè ha fatto l'incantesimo e si è addormentata!"
- Sanzio "Il padre della ragazza?" - "Il padre nun ci sta" - "Un padre ci sta sempre"
- Sorella di Anna, la ragazza trovata morta, riferendosi a Roberto (il fidanzato della vittima) "Mio padre lo odia. Dice che è un delinquente e scansafatiche" - Sanzio "E, invece, che tipo è?" - "E' così. Ma se bastasse questo dovremmo odiare mezzo mondo, no?"
- Sanzio "Qualcuno mi deve spiegare perchè, quando le donne litigano, litigano di spalle"
- Sanzio a Roberto "Tu sei in una brutta posizione ed è meglio che eviti di fare lo spiritoso. O peggio, lo strafottente. O peggio del peggio del peggio, la testa di caz..."
- Roberto "Voglio sapere la verità!" - Sanzio "Te la dico io, la verità" - "E allora dimmela!" - "No." - "Mi hai detto che me l'avresti detta" - "C'ho ripensato"
- "E tu, sei sposato?" - Sanzio "sì" - "Lei è bella? Cioè... volevo sapere come, una donna bella, potesse sposare un uomo così scorbutico" - "Si vede che non ero scorbutico"
- Sorella di Anna "mica lo puoi scegliere il padre, quello che ti capita, ti capita"
- Sanzio a Roberto "Ti arrestiamo, hai niente da dire?" - Roberto "Vaffanc..." - "Ecco"
- Poliziotto a Sanzio "Commissario, non si può fumare qui" - Sanzio "Arrestami".

Carta d'identità
Titolo italiano: La ragazza del lago
Data di uscita (in Italia): Mostra del Cinema di Venezia 2007 - 14 Settembre 2007
Genere: Thriller, Drammatico
Durata: 95'
Regia: Andrea Molaioli
Da vedere: per comprendere che, finalmente, il cinema italiano si ribella alla consuetudine. Un’emozione particolare, nella scena finale, quando il sorriso di una madre rivela tutta la sua fragilità. Importante.

mercoledì 10 ottobre 2007

L' "Armata" italiana


Chi ama il cinema, lo vive.
E vivendolo, ci permette di respirare le sue gioie e i suoi dolori, di abbandonarci ai suoi colori, alle sue note e all’armonia che elargisce quando, a luci spente, ci si dimentica di essere uomini. Lo si continua ad amare anche quando le luci si riaccendono e ci sorprendono nelle nostre fragilità più intime.
Chi ama il cinema, soffre con lui.
Con il buio, il grandeschermo diventa non solo uno specchio di emozioni, ma anche un occhio che rivela la vergognosa desolazione di poltrone vuote, occhi spenti e sguardi persi nel vuoto. Provo rabbia, amarezza e… impotenza. Inettitudine dettata dall’illusione di non valere che un granello di sabbia sparso nella sabbia dell’universo.
Ma non è così. Io, come migliaia di persone là fuori, vorrei ricordare a noi stessi che prima di Internet, della pirateria e dell’esclusiva di entrare in possesso di un film ancor prima che questo esca nelle sale, c’era un mondo diverso. Una realtà che sapeva celebrare la genuinità, la lealtà e… il cinema di Totò, Massimo Troisi e Vittorio De Sica.
Perché? Che cos’è cambiato da allora?
Perché un film come “Cemento Armato”, per emergere dalla “spazzatura”, necessita della volenterosa (e innocente) “campagna” di Giorgio Faletti (uno dei protagonisti), che irrompe in qualsiasi studio televisivo del pianeta (manca solo di scriverlo sulla luna) per “pregare” il pubblico di entrare in sala e provare a dare fiducia al cinema italiano?!
Perché George Clooney, Angelina Jolie e Robert De Niro trasformano in oro ogni pellicola (non necessariamente strepitosa) che toccano e Nicolas Vaporidis, Giorgio Faletti e Carolina Crescentini entrano a fatica nelle sale italiane! Perché amiamo così tanto spaghetti e mandolino ma non Marco Martani (il regista del film)?! Muccino, Bellucci, Benigni, solo chi ce l’ha fatta. Solo chi ha portato la pizza a Hollywood, merita un posto in platea.
Al posto di trionfare, dopo essere entrati in possesso di una copia del nuovo film di Harry Potter prima che questo sbanchi il botteghino nelle sale italiane, frughiamo nella nostra coscienza e smettiamola di imbambolarci davanti ai “download”, sediamoci su quelle poltrone rosse e proviamo ad amare il cinema italiano.

Mi sono permessa una “ramanzina” a me stessa e a chi, come me, non smette di diffidare del “nostro” cinema.
Dopo “Cemento Armato”, però, qualcosa dentro di me si è smosso e ha aperto una voragine di sensi di colpa. Perché questa pellicola non assomiglia ai mille altri amori strappalacrime, alle infinite delusioni familiari, ai fragili rapporti umani, alle finte storie di violenza raccontateci dal cinema (e non solo) italiano. Tutt’altro. Se Faletti avesse la faccia di Jack Nicholson, Vaporidis quella di Shia LaBeouf e Crescentini quello di Scarlett Johansson (che mi perdoni, la apprezzo molto) probabilmente si facevano già i pronostici su chi avrebbe avuto la candidatura al premio Oscar.
“Cemento Armato” le sue fragilità le ha, per questo non si possono considerare parallelismi con le trame americane, ma acquista il suo fascino proprio per l’impegno di portare a termine un film dai sapori delicati e il desiderio di stravolgere i canoni della maggior parte delle pellicole nostrane. E’ proprio la sua “gracilità” a renderlo straordinario.
Tutto, in questa pellicola, sorprende.
La metamorfosi di Nicolas Vaporidis (non nascondo la mia stima- per motivi diversi e personali- per questo giovane attore. La sua espressività coinvolge sempre. Sia che si tratti di estrema felicità che di profondo dolore, recita ogni volta con una ammaliante sicurezza, come se, i suoi 26 anni, li avessi passati tutti a recitare), da studente liceale a strafottente gangster romano; dal personaggio femminile di Carolina Crescentini. Le sue lacrime, nella scena dello stupro, toccano l’animo più profondo, mi hanno fatto sentire ancor più donna (mi rivolgo al pubblico femminile) e come tale, esile in quella terribile violenza (seppur visiva) che mi hanno reso piccola piccola su quella poltrona rossa; arrivando a Giorgio Faletti, spietato nei suoi occhi di ghiaccio, un po’ meno nella buffa cantilena, che poteva donare al Professore di Lettere (di “Notte Prima degli esami”) ma che imbarazza un pochino se a parlare è un temutissimo boss mafioso (ad ogni modo, amo smisuratamente la vena artistica di Faletti- in particolare quella di scrittore- quindi trovo che sia geniale ovunque e comunque); infine, la rappresentazione di Roma, già magica da sola, ma resa ancor più infinita dalle riprese dall’alto, dalla fusione di luci e ombre, traffico e solitudine. Incantevole.
Andate a vedere questo film, ve ne prego anche io, come ha fatto Faletti in questi giorni. Vale la pena mancare ad un appuntamento con qualche thriller americano per perdersi dentro a questo splendido “noir” italiano.

Trama
Diego (Nicolas Vaporidis) è uno scapestrato ragazzo nullafacente, che si diverte a prendersi gioco delle debolezze altrui. Un giorno però, intento a divertirsi a sfasciare specchietti di macchine imbottigliate nel traffico, il "gioco" diventa il suo destino. Tra le sue "vittime", infatti, c'è anche "Il Primario" (Giorgio Faletti), un Boss mafioso della malavita romana.
Quella torrida mattina, si trasforma così in un incubo per Diego che lotterà per proteggere stesso (la sua ragazza Asia (Carolina Crescentini), sua madre e i suoi amici) da uno spietato e vendicativo sconosciuto. Che poi tanto sconosciuto, non si rivelerà.

Citazioni
- "Il Primario" (Giorgio Faletti) alla sua guardia del corpo "Cosa vedi dalla finestra?" - "Il solito traffico" - "Sbagliato. Cemento armato. Solo cemento armato"
- Diego "Per me, papà è come questo posacenere qua dentro, che non fuma nessuno!"
- "Dov'è nascosto il tuo amico!" - "Non so, ha detto che era fuori Roma!" - "Senti extracomunitario di merda, il tuo amico ha sparato a uno dei nostri. Quindi, o è tornato da fuori Roma, o ha un cazzo di fucile spaziale e una mira della Madonna".

Carta d'identità
Titolo italiano: Cemento armato
Data di uscita (in Italia): 05 Ottobre 2007
Genere: Drammatico
Durata: 93'
Regia: Marco Martani
Da vedere: assolutamente. Perchè questa pellicola, aprirà il vostro cuore prudente al "nuovo" (spero) cinema nostrano. Imperdibile. Ed è una voce che risuona con tutta la forza che mi è possibile. Andatelo a vedere.

martedì 9 ottobre 2007

Il caso (di) Clooney


“Michael Clayton” poteva essere un film diverso.
Poteva toccare toni più violenti (per esempio, ornandosi di feroci omicidi, impassibili crudeltà e snodate rivendicazioni). Oppure, che so, ridurre gli innumerevoli dialoghi ed aumentare le scene di suspance, a conclusione di avere un ritmo più incalzante, meno lento e “macchinoso”.
Poteva seguire la cronologia dei fatti senza invece rivelare, nei primi fotogrammi, ciò a cui si assiste nei minuti finali.
Poteva essere maggiormente intuitivo, evitandomi una netta sensazione di smarrimento che mi ha attanagliata nel corso di (quasi) tutto il primo tempo.
Poteva cercare (e, probabilmente ottenere) maggiore solidità nella presenza di un interprete femminile più che affermato (cito le ”solite” Kidman, Johansson, e via dicendo) acquistando così charme ed esperienza, al posto della spietata freddezza negli inespressivi occhi di Tilda Swinton (invece, una piacevole sorpresa).
Avrebbe potuto incentrare il successo della pellicola sulla figura di un avvocato dal fisico prestante, dal fascino indissolubile e dalla vita colma di successi, invece che trasformare Clooney in un avvocato mestatore, “traboccante” di debiti, occhiaie e fallimenti.
Sta di fatto che, da qualche tempo, ho acquistato la capacità di prevedere. E quindi scegliere. Stasera ho scelto “Clayton” ed ero certa di non sbagliarmi.
Se lasciassi che la recensione si risolvesse a questo punto, il sette e mezzo datogli nella colonna a destra, potrebbe diventare una “svista”. In realtà il mio cuore da amante del grandeschermo, dei silenzi e degli sguardi imperturbabili (e questo film abbonda di primi piani di un Clooney stupefacente- fascino a parte. Ma, come ho spesso ribadito, personalmente non ne sono sedotta sino ad imbambolarmi, come tutte le altre donne sulla faccia della Terra- e probabilmente non solo- ma a maggior ragione posso esprimere un giudizio esclusivamente “tecnico”), si è innamorato di tutto ciò che ha reso questa pellicola, una pellicola differente.
La “lentezza” non fa altro che accrescere la tensione che, dai primi minuti del secondo tempo, esplode da sotto ogni poltrona, i “fiaschi” di Clooney rendono il tutto più umano, gli interpreti (lasciati, volutamente, a loro stessi) delimitano una situazione più che reale, nel contesto viene anche denunciata una situazione decisamente preoccupante (proprio in America vi è un eccessivo utilizzo di diserbanti che- dati alla mano- ogni anno, causano danni alla salute per più di 250.000 americani).
Non vi sono proprio motivi per bocciare questo film.
Anche perché, grazie a questa pellicola, rinsavisco da visioni poco convincenti (di cui, infatti, non “pretendevo” molto).
Una questione volevo sollevare.
Non è che il finale, nel suo contorno, vi ha fatto pensare ad un altro grande film (ritenuto capolavoro e, infatti, super premiatissimo?!)? Io ho avuto questa fievole sensazione che però si è fatta convincente ripensandoci. Forse è tutto frutto della mia (lodevole) fantasia. Che comunque dovreste apprezzare.

Trama
Michael Clayton (George Clooney) lavora come avvocato, in un rinomato studio legale di New York. Il suo compito è quello di sbrogliare casi “scomodi”, come le omissioni di soccorso, politici poco fedeli, e così via. La sua vita cade a pezzi sotto i suoi occhi e la “Kenner, Bach & Ledeen” (lo studio legale per cui lavora) sembra essere l’unica salvezza per risollevarlo da debiti di gioco, affari andati male e questioni familiari (i deboli rapporti con il figlio, il recente divorzio, un fratello con problemi di droga). Ma la sua vita subisce una svolta quando Marty Bach (Sydney Pollack), il fondatore dello studio, gli affida il collega Arthur Edens (Tom Wilkinson)- che segue il caso della “U/North” (azienda di pesticidi), accusata di produzione di sostanze tossiche, considerate pericolose per la salute umana- che, in preda ad una (apparente?!) crisi psicologica, minaccia di capovolgere l’esito del processo poiché ritiene di essere in possesso di prove schiaccianti contro la ditta che in realtà ha il compito di difendere. Clayton, ha così l’occasione per riscattarsi da una vita turbolenta, senza però sapere a cosa, in realtà, andrà incontro.

Citazioni
- Arthur Edens (Tom Wilkinson) "E Michael, il tempo è ora"
- Un pokerista, durante una partita di poker, "E ho perso peso, da allora" - Michael Clayton (George Clooney) osservando la sua "pettinatura" "E hai comprato anche i capelli"
- Michael Clayton "Io non faccio miracoli, faccio pulizie"
- "Hai fatto credere ai poliziotti di essere un avvocato e agli avvocati, di essere un poliziotto. Hai imbrogliato tutti... tranne te".

Carta d'identità
Titolo originale: Michael Clayton
Titolo italiano: Michael Clayton
Data di uscita (in Italia): Venezia 2007 - 05 Ottobre 2007
Genere: Thriller, Drammatico
Durata: 119'
Regia: Tony Gilroy
Da vedere: per comprendere, effettivamente, perchè Clooney è considerato "tra i più grandi", indipendentemente dal suo sex-appeal. Perchè questo film, travolge e "sconvolge". Poichè seppur inaspettatamente differente da ciò che ci si aspetta, è pur sempre appagante come lo si immagina. Interessante.


Guestbook