giovedì 1 marzo 2007

Non da un film... ma da un attore...


Mi sono innamorata del cinema, quando mi é stato possibile vedere svariate proiezioni... é facile da dirsi: quando non si paga, si ha la possibilità di guardare film di poco successo o generi che non ami... e quando il bagaglio delle pellicole viste si arricchisce, si hanno anche maggiori requisiti per poter giudicare. Dunque, questa passione é nata grazie al lavoro dei miei genitori, che poi é diventato un po' anche il mio.
Ma ancor di più, il mondo cinematografico, mi è entrato nell'anima quando ho avuto la fortuna (perché così la definisco) di sfiorare il talento di un attore che il cinema americano sfrutta troppo poco. SEAN PENN.
Capita spesso di innamorarci di un oggetto, di una persona o di un film, immaginando di scomporlo e analizzarlo singolarmente in tutte le sue parti. E innamorarsene non significa amare la sua completezza, ma anche solo pochi frammenti che lo compongono. Ma grazie a questi, noi ci interessiamo all'oggetto (o alla persona, o appunto al film) nel suo insieme.
E l'opera in questione è il risultato della genialità di un grande regista, Clint Eastwood: "Mystic River" (2003). Proprio grazie a quest'interpretazione, Penn, vinse il suo primo Oscar come miglior attore protagonista (foto). E suscitò anche il mio interesse.
Non solo Penn, mi ha permesso di capire che il cinema é un mondo magico e necessario, ma mi ha proiettato verso il genere drammatico. Non avrà la bellezza facile di Johnny Deep o il fascino di Bruce Willis, ma Sean ha il talento sufficiente a renderlo unico.
Ho imparato a conoscerlo come padre di famiglia che perde la figlia, uccisa in circostanze inspiegabili che però saranno la causa dell'unione di tre amici d'infanzia accomunati da un tragico destino, successivamente come uomo sofferente in attesa di un trapianto di cuore e che eventi drammatici uniranno tre famiglie prima d'ora sconosciute in intrecci da far venire il capogiro ("21 grammi"- 2003) ed infine (il capolavoro che mi ha confermato la bravura inarrivabile di Sean) nei panni di un padre con gravi problemi autistici e nella sua lotta per riavere la figlia (interpretata da una dolcissima Dakota Fanning all'esordio) e poterla crescere come un padre normale ("Mi chiamo Sam" - 2001). Le interpretazioni si Sean Penn che ho visto successivamente erano dettate dal desiderio di scoprire il cammino che quest'uomo ha intrapreso nella sua brillante carriera. E questa avidità non mi ha ancora stancata.
Ho voglia di conoscere questo attore (che ama così il suo mestiere da pretendere, durante le registrazioni, di essere chiamato come il personaggio che interpreta, anche durante le pause di lavoro) nella sua completezza, affinché possa dire che di lui amo ogni tassello che lo compone e che lo ha fatto diventare così grande.

4 commenti:

Barbara Tampieri ha detto...

Conosci il film che ha girato come regista, "Lupo Solitario"?

Chiara ha detto...

Mi era sfuggito il tuo commento a questo post! Ahimè, scusa. Vedo che abbiamo anche Sean in comune!
Conosco "La promessa", nel quale Sean é regista e produttore (dirige un "certo" signor Jack Nicholson) ma "Lupo solitario" non mi é mai capitato fra le mani... racconta...

Barbara Tampieri ha detto...

Volentieri. Se non erro questo è il primo film da regista di Sean. La storia narra di due fratelli, uno poliziotto (David Morse) e l'altro reduce dal Vietnam, la classica pecora nera della famiglia (Viggo Mortensen) che cercano disperatamente un dialogo e un'impossibile redenzione.
Oltre ai due protagonisti spiccano un invecchiatissimo e gonfio Charles Bronson, un'altrettanto disfatta Sandy Dennis (ma quanto bevono 'sti americani!)
Calerei senz'altro un velo pietoso sulle attrici: Valeria Golino, che io personalmente sono riuscita a sopportare solo in "Frida" e Patricia Arquette, la Juliette Lewis dei poveri, nana, priva di alcunchè di interessante (sempre ai miei occhi)e sempre sopra le righe (nonchè protagonista di uno dei film più brutti di tutti i tempi, Stigmata).
Tra i maschi il migliore è senz'altro Morse, mentre Viggo, perennemente con la sigaretta in bocca, oltre ad offrirci un interessante "full frontal", non pare avere molti altri argomenti espressivi. Nel complesso il film non è malvagio e si ricorda, ma soffre del difetto dell'opera prima e forse della scarsità di mezzi a disposizione. Voto 6 1/2 di incoraggiamento.

Chiara ha detto...

Tenete d'occhio questa donna... prima o poi ruberà la scena a tutti! ;)
Lo guarderò, perchè mi hai messo curiosità adesso!!!
A presto "Bond-Girl"!

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