lunedì 16 giugno 2008

Anche i geni sbagliano


Esiste un confine sottilissimo fra genialità e banalità. Accade, a volte, di essere ingegnosi a tal punto, da non sapersi ripetere più.
E’ il caso di M. Night Shyamalan, padre di una pellicola straordinaria ed affascinante come “Il sesto senso”. Un film dalle sensazioni ineguagliabili.
Dallo stesso creatore ci si aspetta quindi lavori, se non di pari livello, almeno di ottima qualità. Shyamalan si porta appresso l’assoluta certezza di saper stupire ereditata, appunto, dalle sue opere prime. Pare invece che, seppur l’originalità resta un fattore immutato, la sostanza si perda per strada.
Si potrebbe parlare di una pellicola eccellente se venissero presi in esame trama e fotogrammi: il regista ha, infatti, un’indiscutibile capacità di ripresa. La mescolanza perfetta di colonna sonora (ancora una volta firmata da James Newton Howard, impeccabile inutile a dirsi), immagini (saltuariamente, lampi di pura violenza ma che si rendono necessari per unire il tragico al tragico) ed elementi scenici (sublime, per esempio, l’atmosfera che si crea nella casa dell’anziana signora) danno origine a particelle ricche di suspance che si aggirano in sala facendo sobbalzare lo spettatore di frequente.
L’altra faccia della medaglia, mio malgrado, è imperdonabile. Dialoghi a volte incomprensibili, estrema lentezza, gli stessi attori spesso lasciati soli nelle loro espressioni inebetite. Il principio morale (lo stesso oramai da tempo: quello della natura messa in grave pericolo dall’uomo, a tal modo da aver raggiunto il punto di non ritorno) ci ha un po’ stancati. Dovremmo sentirci minacciati e colpevoli, non annoiati e delusi.
Inoltre, il movente stesso che viene dapprima scambiato per attacco terroristico e solo in un secondo tempo appurato come catastrofe naturale, sembra acquistare meno valore con l’evolversi della vicenda. Prende importanza la storia d’amore tra i due protagonisti, inizialmente poco più che ignorata. Credo manchi di quell’equilibrio necessario affinché una storia così irreale, non diventi assurda.
E poi ci siamo noi, amanti senza tempo del regista indiano. Fanatici, al limite del maniacale, del colpo di scena “shyamalaniano”. La “non-imprevedibilità” (non parlerei di “prevedibilità”) influisce negativamente sul giudizio ultimo. Diveniamo spettatori illusi con lo sguardo all’insù, verso quel grande schermo fonte di batticuori e sussulti, in attesa di un effetto a sorpresa che non arriverà mai (l’assenza della sorpresa stessa può rivelarsi un colpo di scena).
Decisamente inappagante, quindi, poiché da un autore dall’estro di Shyamalan ci si aspetta molto di più.
Fortunatamente non ho guadagnato l’uscita camminando all’indietro.
“Bicicletta…”
“Bicicletta…”
“Bicicletta…”
Trama
Una tossina mette in grave pericolo il Nord-Est degli Stati Uniti. “E venne il giorno” è l’avvincente storia di una famiglia che tenta di scampare alla minaccia. Ennesima denuncia verso un mondo che, silenziosamente, procede il cammino verso la sua fine. Che sia lontano o lontanissimo pare che, “quel giorno”, arriverà comunque.

Citazioni
- “Il mondo non si interessa di me, io non mi interesso di lui”
- “Qualcuno insegue sempre qualcuno, è così che siamo fatti”

Carta d'identità
Titolo originale: The Happening
Titolo italiano: E venne il giorno
Data di uscita (in Italia): 12 Giugno 2008
Genere: Drammatico, Thriller
Durata: 91'
Regia: M. Night Shyamalan
Cast: Mark Wahlberg, Spencer Breslin, John Leguizamo, Zooey Deschanel, Tony Devon, Betty Buckley, Frank Collison, Victoria Clark, Jeremy Strong, Stéphane Debac
Da vedere: classica pellicola di “un nome, una garanzia”. Nonostante tutto, questo film è da considerarsi imperdibile. Nonostante tutto. Originale.

martedì 10 giugno 2008

Incubo senza fine e tempo


Gomorra, è stata una delle mitiche "cinque città della pianura" (la più nota delle quali è Sodoma), distrutte da Dio, secondo la narrazione della Bibbia, per la "corruzione" dei loro abitanti. Tratto da: www.wikipedia.it

Uomini corrotti. Pedine di un gioco pericoloso, sin dalla prima mossa. Schiavi della propria ombra. Vittime di un mondo sporco. Plasmati verso la violenza, il potere, la ricchezza ignobile sin dalla pubertà.
E purtroppo non è il risultato di una fantasia perversa, ma piuttosto di una folle realtà. Quella dei giorni nostri, troppe volte taciuta benché conosciuta in ogni angolo di mondo.
“Gomorra” non è la pellicola cruenta dalla quale scorre sangue inutile, non è semplicemente il “film evento” che ha sbalordito Cannes e la storia tratta dal libro-scandalo di Roberto Saviano: “Gomorra” è “le storie”.
E’ la lente d’ingrandimento sopra quel mondo che preferiamo osservare da lontano. E’ il dito puntato verso una realtà che tendiamo a nascondere dietro di esso. E’ la nostra stessa paura di uomini deboli. Manteniamo fede, dunque, al dovere di spettatore usuale: sussultiamo sentendo uno sparo improvviso, sorprendiamoci davanti ad una mazzetta corposa, restiamo increduli di fronte al giro vizioso di droga e immoralità che alberga indisturbata nei vicoli cittadini. Usciamo dalla sala e buttiamo ogni fotogramma alle spalle. Tanto non cambia nulla. Tanto…
La mafia è il cancro che non regredisce. E’ quel male che non trova cura. Nonostante i potenti si sentano medici santoni, la camorra continua placidamente il suo percorso. Carneficine in piena regola consumate in sobborghi immersi nei consueti doveri cittadini, vittime “colpevoli” soltanto di essere conoscenti di “amici-dei cugini-degli zii-del fratello” di un pentito. Uomini costretti ad avere paura di un motorino che si affianca all’auto, a rifugiarsi dietro alle tapparelle della propria abitazione, a cercare riparo dietro la propria precaria innocenza.
Uomini che, per sentirsi tali, mettono a repentaglio ogni dignità. Uomini privi di moralità: anche davanti ad un ragazzino che si crede adulto.
E scusate se non ho menzionato un bravissimo Toni Servillo, o una Napoli grigia e malinconica rinchiusa nei propri ghetti. Perdonate se non ho citato qualità tecniche e artistiche.
Ma, in questo caso, preferisco dar luce solo ed esclusivamente alle sensazioni che mi hanno sfiorato la pelle. E se, tra queste, ha prevalso la rabbia significa che “Gomorra” mi ha raggiunto come doveva.
E perché questa rabbia, mista a paura, non riusciamo a proiettarla anche nella realtà? Non una ma migliaia di angosce servirebbero, se non a fermare, per lo meno a far tremare questa triste e inguaribile realtà.
Trama
Entriamo, attraverso punti di vista differenti, nel mondo corrotto della camorra napoletana. Un film-documentario che denuncia una realtà troppo spesso taciuta e che, stavolta, viene fronteggiata tramite l’occhio sincero di Matteo Garrone. Pellicola tratta dall’omonimo libro di Roberto Saviano.
Citazioni
- "Noi risolviamo problemi creati da altri"

Carta d'identità
Titolo originale: Gomorra
Data di uscita (in Italia): Cannes 2008 - 16 Maggio 2008
Genere: Drammatico
Durata: 140'
Regia: Matteo Garrone
Cast: Toni Servillo, Gianfelice Imparato
Da vedere: mi aspettavo un film straordinario per contenuti e tecnica (considerata la pubblicità che ha preceduto l’uscita nelle sale). Un film che resta importante per ciò che affronta, ma che segue (quasi eccessivamente) il filone di un documentario. Coraggioso.

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