E’ passata una notte, una giornata di studio, di chiacchiere e di caffè, eppure l’odore sulla pelle non è ancora scivolato via. Questa è la vera prova da superare per una pellicola, quella di attraversare il tempo.
E “Giorni e Nuvole” mi è rimasta addosso, continua a scuotermi tutt’ora, scavalca il mio quotidiano attraverso lampi di fotogrammi che mi riportano alla mente musica, parole e sguardi.
Esatto il potere del “fermo immagine”, quello di un (splendido) Antonio Albanese, che dopo un litigio con la figlia (l’ennesimo, per la verità), si rinchiude nella doccia, facendosi piccolo piccolo, nudo davanti all’indifeso (ed indiscusso) desiderio di essere un Padre e non un “fallito”, con acqua che scorre come nel tentativo di scrollarsi di dosso ogni sopruso arrivato a sorprendere senza preavviso né scelta. Immagine che mi ha preso l’anima e che ha accartocciato la mia felicità in sensazioni effimere, è vero, ma che tornano a galla, “arroganti”, ogni qualvolta torno a pensarle.
Poiché il nuovo film di Silvio Soldini non ci racconta (quasi) nulla di nuovo, molto spesso diventa prevedibile, altrettanto frequentemente assomiglia a mille altri: ma vive di immagini, forti e durature.
Una Genova ingrigita, ma che non perde il suo splendore, di lei viviamo l’odore del mare e la brezza sulla faccia.
Una Margherita Buy sempre magistrale (vorrei anche vedere, piangere è diventato un gesto naturale quanto mangiare – bere – dormire, impossibile non essere perfetta!). Ci piace il suo carisma, il suo essere donna e, di conseguenza, il coraggio di affrontare la (disperata) realtà dei fatti senza mezzi termini.
E poi c’è lui (come preannunciato pocanzi) Antonio Albanese. Mi domando se, e quanto, la pellicola sarebbe stata in grado di emozionarmi allo stesso modo, se al posto suo ci fosse stato qualcun altro. Inutile chiederselo. Lì c’era lui. Nei suoi occhi tristi, nel suo stile semplice, nella sua recitazione naturale. E’ un comico capace di commuovere. E’ un interprete capace di far ridere.
Intorno a tanta solidità creata dal regista ci sono i personaggi di contorno, come quello di Alice (la figlia dei due protagonisti) interpretata da Alba Rohrwacher, che dona continuità alla recitazione genuina che caratterizza tutto il film, lei come Giuseppe Battiston (nei panni di Vito, ex operaio di Michele) tanto per citarne un secondo.
Insomma pellicola che immobilizza sulla poltrona, dai titoli di testa a quelli di coda, accompagnati dal suono stanco e triste di una chitarra (“ombra”, per altro, di ogni passaggio malinconico del film), che lascia nelle orecchie e nel cuore il “frastuono” del silenzio, che fa male ad ogni pianto e in ogni parola non detta.
E ci fa tremare il cuore nella scena finale, quando Elsa e Michele si ritrovano uno accanto all’altro, come la vita li ha voluti sin dal primo momento, ad osservare supini, sul freddo pavimento di marmo, “il” dipinto.
Ancora fermo immagine.
Ancora emozioni.
I giorni sono passaggi: a volte ci portano ad avere un cielo azzurro, senza ombre né paure, solo con la forza dei colori. Altre volte, invece, li viviamo con un velo di oscurità che opprime ogni sfumatura: proprio come fanno le nuvole.
Questo film è speciale, perché racconta la verità con un’anima semplice. Grazie a chi me lo ha consigliato. Questa dedica è anche per lui.
Trama
Elsa (Margherita Buy) e Michele (Antonio Albanese): una famiglia felice, una figlia ventenne, una vita benestante e comune. Improvvisamente, proprio quando sembra che ogni sforzo venga giustamente ripagato (una laurea in storia dell'arte, tanto attesa e meritata), Elsa viene a scoprire dal marito che è stato licenziato dalla società che egli stesso aveva creato anni prima, insieme al socio (e amico) Salviati (Paolo Sassanelli). Tutto quello che prima dava loro la forza di continuare verrà a mancare, ogni giorno di più, compromettendo anche gli indissolubili rapporti tra loro.In una bellissima Genova, verremo a scoprire una realtà che, purtroppo, coinvolge oramai moltissime famiglie. Non stiamo solo a guardare. Ma viviamola.
Citazioni
- Alice (Alba Rohrwacher) "Potevi almeno ringraziarlo!" - riferendosi a Riki (Fabio Troiano), il suo ragazzo - "L'UMTS che ti ha regalato costa molto!" - Elsa (Margherita Buy) "CHEEE? E poi cosa si fa? Si ringrazia in base al prezzo del regalo?" - Michele "Non l'ha comprato... li vende!"
- Elsa "Voglio che non facciamo cose che non ci possiamo permettere"
- Elsa racconta a Michele della mattina nel quale le ha dato la notizia del licenziamento "Quando ho visto la tua faccia ho pensato "Ci risiamo, c'è un'altra..." - Michele "Elsa... sono passati sei anni..." - Elsa "Ebbè... me la ricordo bene la tua faccia, quella mattina era identica e... sai, forse avrei preferito"
- Michele descrive ad Elsa il suo ultimo colloquio "Mi ha chiesto "Quanto ritiene importante la fetta da dedicare al lavoro?"" - Elsa "E tu?" - Michele "Dipende dalla torta" - Elsa "MA SEI SCEMO?!"
- Scena finale, Elsa è sdraiata a terra, Michele le si avvicina e le stringe la mano, Elsa "Sei arrivato nel momento in cui volevo che tu arrivassi. Sei tu, vero?" - Michele "Sì Elsa, purtroppo sono io" - Elsa "Anche io"
Carta d'identità
Data di uscita (in Italia): Roma 2007 - 26 Ottobre 2007
Genere: Drammatico
Durata: 116'
Regia: Silvio Soldini
Da vedere: per comprendere cosa realmente sta accadendo alla nostra società (e a noi) basta guardare un qualunque telegiornale. In questa pellicola c'è molto di più.
Inoltre, mi fa pensare (e pentire) a quel giorno in Corso Como a Milano, quando incontrai Antonio Albanese all'entrata di un elegante negozio... restai immobile, senza dire nulla... ora avrei da dirgli molte cose... "Grazie", per esempio.