lunedì 26 novembre 2007

L’oblio dell’umiltà


E’ passata una notte, una giornata di studio, di chiacchiere e di caffè, eppure l’odore sulla pelle non è ancora scivolato via. Questa è la vera prova da superare per una pellicola, quella di attraversare il tempo.
E “Giorni e Nuvole” mi è rimasta addosso, continua a scuotermi tutt’ora, scavalca il mio quotidiano attraverso lampi di fotogrammi che mi riportano alla mente musica, parole e sguardi.
Esatto il potere del “fermo immagine”, quello di un (splendido) Antonio Albanese, che dopo un litigio con la figlia (l’ennesimo, per la verità), si rinchiude nella doccia, facendosi piccolo piccolo, nudo davanti all’indifeso (ed indiscusso) desiderio di essere un Padre e non un “fallito”, con acqua che scorre come nel tentativo di scrollarsi di dosso ogni sopruso arrivato a sorprendere senza preavviso né scelta. Immagine che mi ha preso l’anima e che ha accartocciato la mia felicità in sensazioni effimere, è vero, ma che tornano a galla, “arroganti”, ogni qualvolta torno a pensarle.
Poiché il nuovo film di Silvio Soldini non ci racconta (quasi) nulla di nuovo, molto spesso diventa prevedibile, altrettanto frequentemente assomiglia a mille altri: ma vive di immagini, forti e durature.
Una Genova ingrigita, ma che non perde il suo splendore, di lei viviamo l’odore del mare e la brezza sulla faccia.
Una Margherita Buy sempre magistrale (vorrei anche vedere, piangere è diventato un gesto naturale quanto mangiare – bere – dormire, impossibile non essere perfetta!). Ci piace il suo carisma, il suo essere donna e, di conseguenza, il coraggio di affrontare la (disperata) realtà dei fatti senza mezzi termini.
E poi c’è lui (come preannunciato pocanzi) Antonio Albanese. Mi domando se, e quanto, la pellicola sarebbe stata in grado di emozionarmi allo stesso modo, se al posto suo ci fosse stato qualcun altro. Inutile chiederselo. Lì c’era lui. Nei suoi occhi tristi, nel suo stile semplice, nella sua recitazione naturale. E’ un comico capace di commuovere. E’ un interprete capace di far ridere.
Intorno a tanta solidità creata dal regista ci sono i personaggi di contorno, come quello di Alice (la figlia dei due protagonisti) interpretata da Alba Rohrwacher, che dona continuità alla recitazione genuina che caratterizza tutto il film, lei come Giuseppe Battiston (nei panni di Vito, ex operaio di Michele) tanto per citarne un secondo.
Insomma pellicola che immobilizza sulla poltrona, dai titoli di testa a quelli di coda, accompagnati dal suono stanco e triste di una chitarra (“ombra”, per altro, di ogni passaggio malinconico del film), che lascia nelle orecchie e nel cuore il “frastuono” del silenzio, che fa male ad ogni pianto e in ogni parola non detta.
E ci fa tremare il cuore nella scena finale, quando Elsa e Michele si ritrovano uno accanto all’altro, come la vita li ha voluti sin dal primo momento, ad osservare supini, sul freddo pavimento di marmo, “il” dipinto.
Ancora fermo immagine.
Ancora emozioni.
I giorni sono passaggi: a volte ci portano ad avere un cielo azzurro, senza ombre né paure, solo con la forza dei colori. Altre volte, invece, li viviamo con un velo di oscurità che opprime ogni sfumatura: proprio come fanno le nuvole.
Questo film è speciale, perché racconta la verità con un’anima semplice. Grazie a chi me lo ha consigliato. Questa dedica è anche per lui.

Trama
Elsa (Margherita Buy) e Michele (Antonio Albanese): una famiglia felice, una figlia ventenne, una vita benestante e comune. Improvvisamente, proprio quando sembra che ogni sforzo venga giustamente ripagato (una laurea in storia dell'arte, tanto attesa e meritata), Elsa viene a scoprire dal marito che è stato licenziato dalla società che egli stesso aveva creato anni prima, insieme al socio (e amico) Salviati (Paolo Sassanelli). Tutto quello che prima dava loro la forza di continuare verrà a mancare, ogni giorno di più, compromettendo anche gli indissolubili rapporti tra loro.
In una bellissima Genova, verremo a scoprire una realtà che, purtroppo, coinvolge oramai moltissime famiglie. Non stiamo solo a guardare. Ma viviamola.

Citazioni
- Michele (Antonio Albanese), dopo aver animatamente discusso con la figlia che si ritiene "calmissima", esclama "Se non eri "tranquillissima" cosa facevi, lanciavi una bomba?!"
- Alice (Alba Rohrwacher) "Potevi almeno ringraziarlo!" - riferendosi a Riki (Fabio Troiano), il suo ragazzo - "L'UMTS che ti ha regalato costa molto!" - Elsa (Margherita Buy) "CHEEE? E poi cosa si fa? Si ringrazia in base al prezzo del regalo?" - Michele "Non l'ha comprato... li vende!"
- Elsa "Voglio che non facciamo cose che non ci possiamo permettere"
- Elsa racconta a Michele della mattina nel quale le ha dato la notizia del licenziamento "Quando ho visto la tua faccia ho pensato "Ci risiamo, c'è un'altra..." - Michele "Elsa... sono passati sei anni..." - Elsa "Ebbè... me la ricordo bene la tua faccia, quella mattina era identica e... sai, forse avrei preferito"
- Michele descrive ad Elsa il suo ultimo colloquio "Mi ha chiesto "Quanto ritiene importante la fetta da dedicare al lavoro?"" - Elsa "E tu?" - Michele "Dipende dalla torta" - Elsa "MA SEI SCEMO?!"
- Scena finale, Elsa è sdraiata a terra, Michele le si avvicina e le stringe la mano, Elsa "Sei arrivato nel momento in cui volevo che tu arrivassi. Sei tu, vero?" - Michele "Sì Elsa, purtroppo sono io" - Elsa "Anche io"

Carta d'identità
Titolo italiano: Giorni e nuvole
Data di uscita (in Italia): Roma 2007 - 26 Ottobre 2007
Genere: Drammatico
Durata: 116'
Regia: Silvio Soldini
Da vedere: per comprendere cosa realmente sta accadendo alla nostra società (e a noi) basta guardare un qualunque telegiornale. In questa pellicola c'è molto di più.

Inoltre, mi fa pensare (e pentire) a quel giorno in Corso Como a Milano, quando incontrai Antonio Albanese all'entrata di un elegante negozio... restai immobile, senza dire nulla... ora avrei da dirgli molte cose... "Grazie", per esempio.

lunedì 19 novembre 2007

E' una questione di look


Forse sbagliamo approccio. Ci poniamo al cinema nostrano con un malessere inevitabile e premeditato, come se non avesse più nulla da raccontarci o come se, quel qualcosa di nuovo, fosse (già) un tentativo mal riuscito. Non nascondo una certa perplessità iniziale: leggendo la trama di “Come tu mi vuoi” mi sono chiesta se entrare in sala non sarebbe stato altro che vivere di dejà vu. Ma c’ho provato.
In ogni recensione cerco di sovrastare le barriere della reticenza, soprattutto per quel che riguarda il delicato mondo del cinema italiano (spazio sconfinato che tento -e desidero- tenere a cuore).
Non nego tutt’ora che nel recensire questa pellicola non mi ponga un certo freno, cadendo così nell’ovvietà del pregiudizio, ma questo film insegna. Tiratemi delle palle di fuoco, ma non ho voglia di mentire per favorire la mia dignità di “pseudo-critica –cinematografica-metafisicamente-seria ed impegnata”. Questa pellicola è “leggera”, è “italiana”, è “giovane” e “raccontata” ma ha voglia di dirvi qualcosa.
I miei elogi non sono dettati dal desiderio di infondere continuamente fiducia ai produttori italiani, dalla profonda stima che nutro per un sempre più capace Nicolas Vaporidis, o perché mi fanno tenerezza gli “emarginati” (intendiamoci, definizione data pensando ai vari ed eventuali divi di Hollywood); sono piuttosto il risultato di un concatenamento di sensazioni che vanno dal dubbio amletico iniziale (poiché anche io, come voi, ho ben pensato “La solita storia che ci racconta di come un "mostro" intrappolato in un corpo femminile possa conquistare il più bello del reame”) passando per lo stupore (a fine primo tempo mi sono sforzata di trovare un pretesto per fingermi delusa, ma non ci sono riuscita) ed infine arrivando al mio (timido) giudizio.
Come se, fra molte note armonizzate, la mia suonasse un poco distorta. Ma che c’è di male?
Il timore di apparire ai vostri occhi (di lettori) un po’ meno intenditrice di quello che cerco di trasmettervi ogni giorno?! Ma che senso ha battere in ritirata ed alzare la paletta del “cinque” o del “sei” stiracchiato. Se così facessi, che cosa mi ha insegnato questo film?
La leggerezza è scandita dalla “non presunzione” di impegnare lo spettatore in suggestivi dialoghi alla Salvadores, intricati e melodrammatici, ma piuttosto evidenziare una società sempre più materialista e categorica senza fare troppo rumore: con briciole di ironia e soprattutto facendo fede all’ormai indiscutibile talento di Cristiana Capotondi. Incontrastata “prezzemolina” (alla Johansson) del cinema di casa. Bravissima e spontanea nell’interpretare una giovane studentessa di scienze della comunicazione, il cui interesse verte sulle qualità intellettuali trascurando non poco quelle alla superficie. Ma ben conosciamo che per sopravvivere “al branco” spietato e corrotto che è la società, non importa quale sia il tuo QI ma piuttosto quel “lato B” a cui tutti i grandi uomini sono affezionati. Una Capotondi (evitando inutili polemiche, torno a fare il “mio mestiere”) che in un fazzoletto di un paio d’ore subisce una metamorfosi fisica e psicologica: dalla Giada timida ed impacciata “quattr’occhi” (con quanta spontaneità restava inebetita davanti alla bellezza delle amiche incipriate di Riccardo, sembrava distrutta da un complesso di inferiorità vero e proprio!) a quella bella e sensuale che tutti conoscono.
Non sto insinuando che “Come tu mi vuoi” è un capolavoro, ma è soltanto l’altra faccia del cinema, quella più timida che cerca di trasmetterci qualunque emozione senza alzare troppo la voce. Io ho semplicemente avuto voglia di ascoltarla.
E’ che a volte bocciamo senza pensarci troppo. Bisogna dare un’opportunità a chiunque per poi avere il diritto di giudicare.

Trama
Due vite. Obiettivi differenti. Ritmi diversi. Ma con le stesse paure. Giada è una studentessa modello di scienze delle comunicazioni, ma che con il comunicare ha ben poco a che fare. Emarginata dalla società in quanto “piuttosto sgraziata”, il suo obiettivo è quello di apparire al mondo per ciò che è “dentro”. Riccardo, anche lui studente della stessa facoltà, è di famiglia benestante e ciò a cui aspira è di “apparire”, senza rinunciare mai a donne, discoteche e fascino.
Due vite apparentemente incompatibili, che si ritroveranno improvvisamente complici ed indissolubili.

Citazioni
- Giada (Cristiana Capotondi) "Come mai le donne non dicono niente?" - Sara (Elisa Di Eusanio- bravissima, davvero) "Forse non gli piace farsi mercificare così"
- Giada "E' il terzo ripasso e non so ancora nulla" - Riccardo (Nicolas Vaporidis) "Ammazza che vita di m...a!"
- Riccardo riferendosi a Giada "Vaff...o sto ragno al limone!"
- Giada "Cosa c'è che non va? E'solo un maglione!" - Sara "Ti squalifichi da sola!" - Giada "Me l'ha regalato mia nonna!" - Sara "E se vede!"
- Giada suona il campanello a casa di Riccardo, Loris (Niccolò Senni) apre la porta "Buongiorno sorella, abbiamo un'enciclopedia che ci fa anche da aspirapolvere e da testimone di Geova!"
- Riccardo "Non ti piace guardarci?" - Giada "Preferisco esserci..."
- Riccardo toglie gli occhiali a Giada "Sei più bella così, perchè li porti?" - Giada (in tono sarcastico) "Perchè non ci vedo?!"
- Sara "Sei tu che con ostinazione difendi il tuo look!" - Giada "Solo a sentire la parola look mi fa sentire peggio" - Sara "Mmm... difficile"
- Hermes (Marco Foschi) a Giada "Che fai, ti vergogni? Non l'hai fatto tutta la vita perchè lo fai adesso?"
- Fiamma (Giulia Steigerwalt) osservando Giada ballare "Ti muovi come un orsetto epilettico"
- Fiamma "La tua cultura non ha ritmo"
- Giada "Non c'è nulla di intelligente ad essere felici"

Carta d'identità
Titolo italiano: Come tu mi vuoi
Data di uscita (in Italia): 09 Novembre 2007
Genere: Commedia
Durata: 107'
Regia: Volfango De Biasi
Da vedere: non serve questa visione per comprendere in che società materialista viviamo, ma è utile per ricordarcelo. Perchè fa bene al "nostro" cinema sapere che ci sono interpreti giovani e promettenti.

giovedì 15 novembre 2007

Lampi di genio (capitolo 4)


Mentre ancora cerco di arrovellarmi per trovare una spiegazione (quanto meno prossima al plausibile) della scelta di trasmettere una puntata inedita ed una di "vecchio stampo" (ibrido venuto maluccio dato che non avevano un nesso, nè logico nè temporale)- con l'etichetta "Prima Visione" tra le altre cose- vi lascio "orme" di pura (e instancabile) auto-ironia "british". A presto!

PuntatA andata in onda il 14/11/2007
- Wilson (Robert Sean Leonard) è impegnato in un'operazione chirurgica, quando nel monitor appare House (Hugh Laurie) "Aiutooo! Sono intrappolato nel monitor!"
- La discussione descritta poco fa volge al termine con uno scocciato Wilson che si rivolge ad House lamentandosi di averlo interrotto, House "Ti sei voltato verso il monitor? Sai, non ti posso vedere"
- House ad una classe di studenti in visita nell'ospedale "Chi mi dice perchè il cuore si è fermato avrà una "a" nel corso della Dottoressa Cuddy"
- Il marito della paziente (visibilmente scosso e giustificatamente trasandato) entra nel suo ufficio "Dotto House?" - House "Pulisci dopo!" - Marito della paziente "Non sono un inserviente" - Marito della paziente "Voglio sapere dove la portate!" - House "l'avete portata", passato prossimo. Una forma verbale poco interessante, come questa conversazione"
- House al medico che sta operando la sua paziente "Fammi vedere il cuore" - Medico "Perchè?!" - House "Sai, ho perso il portafoglio"
- House assiste all'abbraccio fra Cameron (Jennifer Morrison) e Foreman (Omar Epps), "A me, niente?!"
- La Cuddy (Lisa Edelstein) entra nello studio di House "Come va?" - House dopo averla osservata da capo a piedi "(sospiro) Le tue gambe illuminate dalle luci di sicurezza sono fantastiche" - Cuddy "Grazie"
- La paziente si risveglia, dopo che i medici avevano dichiarato il decesso "E' il Paradiso?" - House "No, è il New Jersey"
- House "Come mai è sempre merito di Dio quando succede qualcosa di bello?"
- House "Forse sappiamo qual è il problema" - Marito della paziente (cubano) "Ormai "era"" - House "EHI. E' la mia lingua madre, non la tua" - Paziente "Ma io..." - House "Oggi è Lunedì. Sei morta per un giorno. Se la cosa si ripete puo' diventare seria. Devo fare un'altra angiografia" - Marito della paziente "Non è quella che ha fermato il cuore?" - House "No, è stato Dio. E' onnipotente sai!" - Paziente "Dio ha vegliato su di noi. Nell'oceano..." - House "Chi vi ha salvato non aveva le ali, aveva un elicottero" - Paziente, indicando il marito "Ma lui ha pregato..." - House "Sai quanti bambini pregano per poter volare! O quanti preti pregano di... bè, loro ci riescono"
- House risolve la patologia della paziente, "Un piccolo intervento e si sentirà meglio" - Paziente "Grazie a Dio" - House "... non costringermi a schiaffeggiarti!"
- Mettendo da parte l'orgoglio, House cerca di convincere Foreman a restare. Quest'ultimo, nonostante tutto, sembra sicuro della scelta di lasciare l'ospedale. Wilson (Robert Sean Leonard) assiste alla scena "Bel tentativo" - House "I bei tentativi sono inutili"
- Cameron - l'unica collega rimasta nel team - porge ad House una lettera di dimissioni, House "Spero siano foto di nudi"
- Wilson "Non rispondi più al telefono" - House "Ormai sono famoso, i giornalisti mi perseguitano" - Wilson "E' la Cuddy" - House "Lo so, per questo non ho risposto!"
- Wilson "Cambiare non è il tuo forte" - House "Non è più così, ORA SONO CAMBIATO"
- House "E tu occupati del marito" - Chase (Jesse Spencer) "Perchè? Non lamenta nessun dolore!" - House "Calcolo elementare, prendi i sintomi di lei, sottrai quelli marittimi di lui, restano i sintomi originali della moglie"
- Cuddy "Oltre che per curiosità, hai qualche altra ragione per tenerla sotto by pass?" - House "Il marito della paziente la preferisce non morta"
- Durante l'intervento, Cameron "La sua pressione è in aumento" - House "Anche la mia, certo io combatto per avere una certa dignità"
- Wilson "Ho sentito che hai soddisfatto un altro cliente" - House "Ah, ancora un altro e ho vinto un set di coltelli"

mercoledì 7 novembre 2007

Lampi di genio (capitolo 3)


In un periodo sterile di proiezioni interessanti (almeno per me) - e solo in Valtellina - la mia ancora di salvataggio si chiama Mercoledì sera e, debbo ammettere, può portarmi molto molto lontana dalla riva... ma questa "nuotata" a stile libero e in completa solitudine (sola nella mia stanzetta) aiuta a distendere i nervi. Insomma, questo superbo (ma sublime) "Dottor (bastone) House" avrà sempre spazio accanto a me. Ed è il filo che, per il momento, mi lega a voi, adorati e fedelissimi lettori. Ve ne sono grata.

Puntate andate in onda il 07/11/2007
- Cuddy (Lisa Edelstein) mostra a Foreman (Omar Epps) il modulo delle dimissioni che dovrà firmare "Buona fortuna" - Foreman "Grazie" - House (Hugh Laurie) "Tutto qui? Non gli dici che siamo una grande famiglia e che i familiari non si abbandonano?" - Cuddy "Vuoi che glielo dica?" - House "NO".
- House dà a ciascun membro del team un compito e prima di congedarli aggiunge "Io mi occupo della festa di addio di Foreman. Va bene "la sirena sotto le stelle" come tema?"
- Cameron (Jennifer Morrison) "Perchè Foreman se ne va?" - House "Vuole allevare lama"
- House, di fronte a Wilson (Robert Sean Leonard), simula uno sbadiglio "YAWNNN" -onomatopea dello sbadiglio. C'avevamo solo questa ;p - "Scusa, era uno sbadiglio che cercava di esprimere noia"
- House entra nell'ambulatorio e vi trova un paziente con la compagna a fianco "E' per via delle mie feci" - House "Tema di grande attualità. Lei vuole assistere?" - Paziente "Facciamo tutto insieme" - House "Certo, immagino che al bagno ci si sente un po' soli"
- House rivolgendosi a Foreman "FORZA! DOV'è QUEL SORRISO CHE ILLUMINA IL MONDO SENZA CONTRIBUIRE AL RISCALDAMENTO GLOBALE!"
- House a Wilson "Che ne dici se assumo un nutrizionalista al posto di un neurologo? Inizia sempre per ENNE!"
- Sempre riferendosi alla nutrizionalista, Wilson "Ha 26 anni!" - House "Sì, ma... ha la saggezza di una donna molto più giovane!"
- House "Non puoi spiegarlo! Ti servirebbero cento lavagne e cento pennarelli!"
- House "La mia paziente sta per avere un attacco cardiaco, che spettacolo!" - Cuddy "Peccato ho due biglietti per un ictus al terzo piano!" - ma quando l'attacco in realtà non si verifica, Cuddy "Mi dispiace, andrà meglio la prossima volta"
- House "Accusi sintomi di mentire per caso?"
- House alla Cuddy "DONNA! Sei una diabolica calcolatrice... il che ti rende ancora più attraente"
- House, di nuovo, alla Cuddy "Non cambiare argomento, quello lo posso fare solo io"
- House a Cameron "Se vuoi fare cosa gradita, non parlarmi dei testicoli degli altri uomini"
- Cameron "Parleremo mai del dopo-Foreman come argomento?" - House "SE FOSSIMO UNA COMPAGNIA AEREA SCANDINAVA AUTOGESTITA lo faremmo"
- House a Foreman "Cercheremo di cavarcela senza il tuo sguardo fisso nel vuoto"
- Paziente "E tu chi sei?" - House "Il Dottor BASTONE, quello che agli scacchi ti darà del filo da torcere".

venerdì 2 novembre 2007

Lampi di genio (capitolo 2)

Puntate andate in onda il 31/10/2007
- House (Hugh Laurie) "Perdita del libero arbitrio, carino... potremmo chiamare Tommaso d'Aquino per un consulto"
- House "Fai un ECG con contrasto. Non troverete nulla ma avrò lo studio libero... ci sono tanti porno che aspettano su Internet"
- Wilson (Robert Sean Leonard) "Andiamo ad una mostra, mica ci dobbiamo sposare!" - House "ADESSO... Lui se le sposa sempre... ALLA FINE"
- House "Devo andare via!" - Cameron (Jennifer Morrison) "Perchè?" - House "Wilson ha un appuntamento"
- Ex moglie di Wilson "James Wilson è attento a calibrare il suo livello di protezione alle tue necessità personali" - House "Vuoi paragonare Wilson a un assorbente?"
- House entra nella cappella dell'ospedale e vi trova Foreman (Omar Epps) "Hai finito di parlare con il tuo amico immaginario? Data l'ora potresti comiciare a lavorare no?"
- Wilson "Io curo pazienti per mesi, anche anni, non per settimane come te" - House "IO SONO PIù ALTO"
- Wilson "In base a questa logica un sociopatico sarebbe il miglior paladino dei pazienti al mondo" - House "Sono arrossito!"
- Foreman "Non è autoimmune, è un'infezione" - House "Mmm la memoria non è più quella di un tempo ma... non la abbiamo esclusa OTTO SECONDI fa?"
- House parla a Wilson di Hector, il cane di quest'ultimo che lo stesso House ha in affido "Non trovavo una cartella e ho trovato della carta nella sua cacca! Un disco di Elvis? Sparito! Digerisce anche il vinile! Ha passato una vita felice ma... è giunta la sua ora!"
- Cameron "Tutto apposto?" (House è a terra, dopo una caduta a causa della rottuta del bastone- forse dovuta proprio ai morsi di Hector) - House "Ho solo inciampato nel moralismo di Wilson!"
- Wilson "Restano solo i test casuali per le infezioni, ma so che tu non ami il termine "casuali" - House "Fateli in ordine alfabetico!"
- Un venditore di bastoni ne mostra uno ad House (con teschio d'argento in cima) House commenta "Fa un po' troppo Marilyn Manson all'ospizio!"
- Il nuovo bastone ha fiamme che dal fondo salgono verso l'alto, Cameron vedendolo per la prima volta "Fiamme?" - House "Così sembra che vado più veloce".

... non trasformerò questa "finestra sul cinema" in una "dipendenza da House", ritengo solo che questo spazio (che a lui dedicherò) sia come un bel film... non riesco a "zittire" ciò che mi trasmette e ho bisogno di farlo sentire anche a voi... concedetemelo...

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